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maschile e femminile

  • Il metodo

    UNASOLA leadership: come bilanciare maschile e femminile per guidare con chiarezza e intuizione?

    Energia maschile e femminile nella leadership

    Maschile e femminile sono, prima di tutto, forze energie archetipiche, che ci abitano.

    Abitano noi, come persone, al di là del gender e del ruolo. Abitano l’intero universo, più di quanto siamo consapevoli. Gli archetipi non riguardano il genere biologico, ma aspetti simbolici (simbolo=simballo=unione) che tutti possediamo. Sono forze da cui non possiamo scollarci, nonostante la nostra mente separativa e duale. E’ proprio qui il vero malessere.

    Nella leadership questo significa:

    • Imparare a dialogare con parti diverse di sé: il lato che struttura e decide e quello che accoglie e ascolta.
    • Evitare di identificarsi solo con un ruolo (“il capo razionale”, “la guida empatica”) e invece ampliare il ventaglio di possibilità.
    • Valorizzare i simboli, le storie e le emozioni che emergono nei contesti organizzativi, senza ridurli a mere “soft skills”.

    Dal punto di vista energetico, le tradizioni orientali ci parlano di Yin e Yang, due qualità complementari della realtà: oscurità e luce, quiete e movimento, ricettività e iniziativa.
    Non sono opposti rigidi, ma polarità che si generano reciprocamente: ogni Yang contiene un punto di Yin e viceversa. Questo paradigma offre una metafora potente per la leadership:

    • Il lato Yang corrisponde all’azione, alla chiarezza, alla determinazione.
    • Il lato Yin corrisponde all’ascolto, alla cura, alla capacità di accogliere l’imprevisto.

    Nelle organizzazioni, un eccesso di Yang può portare a iper-controllo e stress; troppo Yin può creare indecisione o mancanza di direzione.
    La sfida è coltivare un flusso dinamico, passando dall’uno all’altro in base al contesto. Pratiche come la meditazione, la respirazione consapevole o il semplice alternare momenti di concentrazione e di pausa aiutano a sviluppare quella presenza che rende possibile scegliere con lucidità dove orientarsi.

    La leadership, ispirata al Tao non cerca di forzare gli eventi, ma di armonizzarsi con i processi, permettendo a persone e progetti di crescere secondo il loro ritmo naturale.

    Come integrare maschile e femminile nei sistemi complessi

    Quando nei sistemi organizzativi complessi il modello è spinto solo nella direzione della redditività, delle performance e della prestazione, la PERSONA resta, più facilmente, separata da sé.

    C’è un prevalere dell’una FORZA rispetto all’altra. E il risultato è frustrazione, energia impegnata con eccessivo sforzo, tensione, sintomi nel corpo fisico, insonnia, ecc.

    Le due forze non sono separate. Mai. Potremmo dire che tra loro esiste una sorta di entanglement. Se agisce prevalentemente l’una, l’altra non resta immobile ed indifferente. Tutte le parti sono sempre interconnesse e sono attraversate da oscillazioni collettive. La separazione non è di questo mondo.

    Noi dobbiamo entrare in dialogo con queste polarità:

    • MASCHILE associato ad azione, decisione, chiarezza, struttura, orientamento al risultato, struttura, analisi.
    • FEMMINILE → associato ad ascolto, empatia, cura delle relazioni, intuizione, riflessione, creatività, collaborazione.

    Non significa che gli uomini debbano guidare in un modo e le donne in un altro, né che servano sempre due persone — un uomo e una donna — al comando.

    Quello che conta è che mettere insieme è più importante che separare. Mettendo insieme, integrando, troviamo qualcosa di più. C’è un valore aggiunto. La regola è l’interconnessione.

    Non è facile, neurologicamente, usare al massimo empatia e ragionamento analitico nello stesso momento; c’è una sorta di “bilanciamento” che il cervello fa. Uno studio del Case Western Reserve University ha mostrato che quando il cervello è impegnato in attività empatiche, ossia nell’empathic concern o nel sentire le emozioni altrui, si sopprime l’attivazione della rete neurale analitica (task-positive network) e viceversa.

    Ciò che poi fa la differenza è come,queste forze prendono spazio armonizzandosi. E lo fanno, per fortuna, in modo differente in ognuno, attraverso vissuti, condizionamenti e narrazioni differenti.

    La bellezza autentica della diversità risiede proprio in questo svelarsi. https://www.energyogant.it/la-prima-risorsa-di-diversita-ed-inclusione-in-azienda-sei-tu/

    Smantellare clichè di comportamento, che magari non ci appartengono più e che, per condizionamento sociale o paura, abbiamo abbracciato è come l’opera di uno scultore che, con lo scalpello in mano, osserva il blocco di marmo, riconosce cosa vede e trasforma il blocco, togliendo ciò che non gli serve, per far emergere la nuova forma essenziale.

    Quando togliamo tutte le nostre strutture di personalità ed osserviamo chi siamo, al di là del ruolo che rivestiamo, si apre un mondo sorprendentemente potente. Spesso lo temiamo, perché ci è sconosciuto e poco controllabile. Ma qui si gioca la partita più bella e sfidante.

    Integrare maschile e femminile nella leadership (https://www.energyogant.it/una-sola-leadership-larte-di-integrare-maschile-e-femminile/) significa riconoscere dentro di sé entrambe le modalità di funzionamento:

    • il lato più lineare, orientato al risultato, che stabilisce confini e dà direzione;
    • il lato più accogliente, che favorisce connessioni, ascolto e creatività.

    Il lavoro è imparare a “passare” da una all’altra senza conflitto, scegliendo ciò che serve nel momento. Le nostre forze maschili e femminili più autentiche si incontrano, dialogano e prendono spazio.

    Si apre un respiro più ampio, si allarga la visione, aumenta la chiarezza, sprigioniamo energia in abbondanza e si rafforza il nostro senso di vita. Una leadership così incontra il cambiamento e l’incertezza:

    • Mantenendo decisioni chiare senza sacrificare il fattore umano.
    • Sviluppando team più motivati e resilienti.
    • Sapendo gestire il cambiamento, nel bilanciamento tra struttura e flessibilità.
    • Creando un ambiente di lavoro che favorisca performance e benessere.

    E a livello di cultura organizzativa, integrare queste polarità aiuta a:

    • evitare modelli gerarchici rigidi o, all’opposto, caotici;
    • creare un equilibrio tra pianificazione e innovazione;
    • sostenere la collaborazione tra stili e sensibilità diverse nel team.

    Non è più solo guidare tramite controllo o autorità (polarità maschile), né soltanto cercare armonia (polarità femminile), ma sviluppare un potere generativo: far crescere persone, idee e risultati contemporaneamente.

    Applicazioni pratiche

    Strumenti come mindfulness, journaling, coaching sistemico ed emotivo-comportamentale, bioenergetica aiutano a passare con fluidità tra struttura e intuizione. E’ un allenamento costante alla flessibilità.

    1) La mindfulness come abilità di essere pienamente presenti e consapevoli del momento, osservando senza giudizio pensieri, emozioni e sensazioni. Per un leader:

    • Fluidità tra struttura e intuizione: favorisce la capacità di interrompere automatismi e schemi mentali, permettendo di alternare decisioni basate su dati e procedure (struttura) a decisioni basate su insight, empatia e percezione sottile (intuizione).
    • Gestione dello stress e delle emozioni: migliora la resilienza e la calma in contesti complessi, permettendo di mantenere lucidità anche in situazioni caotiche.
    • Sviluppo dell’intuizione: la pratica regolare di mindfulness aiuta a percepire segnali sottili dall’ambiente o dal team, migliorando la capacità di anticipare problemi o cogliere opportunità.

    Suggerimento: 10 minuti di meditazione al mattino = beneficia struttura e intuizione

    2) Il journaling consiste nello scrivere in modo riflessivo, organizzando pensieri, emozioni e intuizioni. Per la leadership:

    • Integrare struttura e intuizione: scrivere aiuta a dare forma alle idee e ai dati oggettivi (struttura) e a esplorare visioni, dubbi e intuizioni personali (intuizione).
    • Migliorare la presa di decisioni: la pratica del journaling consente di esplorare scenari alternativi, valutare pro e contro e anticipare conseguenze senza fretta, favorendo scelte più consapevoli.
    • Autoconoscenza e sviluppo personale: attraverso la scrittura, il leader può individuare schemi di comportamento ricorrenti, punti di forza e aree di miglioramento.

    Suggerimento: dopo una riunione importante → integra dati e insight

    3) Il coaching sistemico considera la persona all’interno di un sistema più ampio (team, organizzazione, contesto sociale) e aiuta a osservare dinamiche invisibili. https://www.energyogant.it/unasola-leadership-la-nuova-leadership-sistemica-nasce-dallintegrazione-del-maschile-e-del-femminile/

    • Fluidità tra strategia e contesto umano: permette di alternare azioni strutturate (piani, processi, obiettivi) con un ascolto profondo delle relazioni e delle dinamiche emergenti (intuizione sistemica).
    • Sviluppo della leadership relazionale: il leader impara a leggere segnali sottili, comprendere motivazioni nascoste e favorire coesione e motivazione nel team.
    • Decisioni più efficaci e sostenibili: considerando l’intero ecosistema organizzativo, il leader può bilanciare obiettivi concreti con esigenze umane, migliorando sostenibilità e risultati.

    Suggerimento osserva dinamiche di team → bilancia strategia e relazioni.

    4) Yoga

    • Maschile → posture dinamiche e di forza (guerriero, plank) → determinazione e assertività
    • Femminile → posture aperte e flessibili (apertura del cuore, piegamenti laterali) → intuizione e ascolto
    • Meditazione e introspezione sviluppano consapevolezza emotiva e attenzione al team.

    5) Bioenergetica

    • Grounding: radicamento e respirazione profonda → chiarezza e presenza (maschile)
    • Movimento libero: shaking, stretching, respirazioni → apertura ed empatia (femminile)
    • Rituali quotidiani di 5–10 minuti → armonizzano corpo, mente ed energia, favorendo leadership autentica.

    Applicazione pratica: brevi sessioni prima di riunioni o workshop per percepire quale energia è predominante e modulare la leadership in modo consapevole.

    Questionario Decisione vs Accoglienza

    Ho preparato un questionario su Decisione (maschile) e Accoglienza (femminile)

    Ogni domanda va valutata su una scala 1-5:

    1 = per niente vero per me
    5 = molto vero per me

    Sezione A: Decisione

    1. Mi sento a mio agio a prendere decisioni rapide anche senza tutte le informazioni.
    2. Preferisco guidare un gruppo piuttosto che seguire le indicazioni altrui.
    3. Quando ci sono conflitti, tendo a proporre soluzioni concrete subito.
    4. Mi piace assumere responsabilità e leadership nei progetti.
    5. Mi sento motivato a raggiungere obiettivi chiari e misurabili.
    6. In situazioni difficili, prendo spesso l’iniziativa senza aspettare che altri agiscano.
    7. Mi concentro più sul risultato finale che sui dettagli delle relazioni.

    Sezione B: Accoglienza

    1. Mi interessa capire a fondo i punti di vista di tutti prima di decidere.
    2. Mi sento a mio agio nell’ascoltare chi ha bisogno di supporto emotivo.
    3. Preferisco mediare tra persone in conflitto piuttosto che imporre la mia soluzione.
    4. Valuto più l’armonia del gruppo che la rapidità della decisione.
    5. Mi piace aiutare gli altri a sentirsi compresi e valorizzati.
    6. In una squadra, tendo a facilitare la collaborazione piuttosto che dirigere.
    7. Ritengo importante considerare l’impatto delle mie azioni sugli altri prima di agire.
    8. Mi sento più soddisfatto quando contribuisco al benessere collettivo che al solo raggiungimento di un obiettivo.

    Come è andata? Sei un decisore dominante o un accogliente dominante? O sei un leader bilanciato?

    Consapevolezza quotidiana: osserva quando prevale l’energia maschile (azione, decisione) o femminile (intuizione, flessibilità) nella tua giornata. Questo sarà un piccolo aiuta che inizierai a darti per correggere eventuali squilibri.

    “Integrare maschile e femminile nella leadership significa agire con chiarezza e ascolto, decisione e flessibilità. Significa armonizzare mente, corpo, emozioni ed energia.

    Se vuoi approfondire e sperimentare direttamente il progetto UNASOLA Leadership: Maschile e Femminile in azienda, contattami direttamente.

    Simona 3387438166 – s.santiani@myhara.it

  • Il metodo

    UNA SOLA Leadership: L’Arte di Integrare Maschile e Femminile

    Lavoro in azienda da oltre 30 anni e oggi il tema della leadership viene spesso trattato con aggettivi come “gentile”, “femminile”, “inclusiva”, “maschile”, “trasversale”, “top/down” ecc.

    Sono una studiosa ricercatrice del maschile e femminile come forze, come energie, con le loro caratteristiche. Esse appartengono ad ognuno di noi, uomini, donne, non binari che siamo, ciascuna singolarità contiene queste forze. Queste forze sono energie originarie della natura e noi, tutte e tutti,  siamo natura.

    Il maschile e femminile come categorie, in natura non esistono, ma esistono come forze energetiche che influenzano le stagioni, le maree e i temperamenti. Classifichiamo la luna come femminile, il sole come maschile, la respirazione con un lato maschile (inspirazione) ed uno femminile (espirazione), il giorno e la notte ecc. Tutto è permeato di queste due forze primigenie. Lo stesso accade per noi. Lo stesso Jung parlava di “animus” e “anima”. La psichiatra Jean S. Bolen ci parla di dee e dei contenuti dentro di noi. Forze archetipiche che agiscono attraverso di noi.

    Eppure ancora oggi in azienda mi capita di stupirmi se qualcuno ancora lancia un nuovo aggettivo per definire versioni di leadership. Continuiamo, in questo modo, ad alimentare differenze, dualità e separazione. La leadership è UNA SOLA. Deve integrare le due forze, maschile e femminile. Si relizza così molto più valore della somma delle parti. Solo nell’incontro di queste due forze, all’interno di ognuno di noi, si genera un senso di completezza, creatività e benessere. Aumenta la produttività e l’efficacia perché non c’è tensione, non c’è sforzo quando manifestiamo quello che siamo.

    C’è una bella differenza tra vivere nell’impegno e vivere nello sforzo. Superare le categorizzazioni per accedere a una leadership più autentica e completa è una sfida cruciale per il futuro del management e dello sviluppo organizzativo.

    UNA SOLA leadership come integrazione delle polarità

    L’energia maschile è spesso associata a struttura, direzione, azione, razionalità, mentre quella femminile a intuizione, empatia, creatività, accoglienza. L’equilibrio tra queste due forze permette di esercitare una leadership fluida, adattiva e potente. Una leadership efficace non è né “maschile” né “femminile”, ma integrata.

    La leadership è un processo olistico

    Quando le aziende etichettano la leadership con aggettivi come “gentile”, “trasversale”, “femminile” o “maschile”, rischiano di rinforzare gli stessi stereotipi che cercano di superare. Questo limita il potenziale umano, generando frammentazioni. Una leadership autentica è invece un processo olistico che abbraccia l’interesse del genere umano e del sistema in cui opera.

    UNA SOLA leadership è l’unione di forze complementari

    Una leadership efficace non è né rigidamente maschile, né puramente femminile. È una sintesi armonica di questi aspetti:

    • Razionalità e intuizione → Equilibrare dati e analisi con il sesto senso e la percezione profonda.
    • Determinazione ed empatia → Guidare con fermezza, ma con la consapevolezza del valore umano.
    • Struttura e creatività → Costruire visioni solide con flessibilità e innovazione.
    • Consapevolezza e ascolto → Essere presenti nel momento e connettersi profondamente con sé stessi e con gli altri..

    La mindfulness aiuta a sviluppare una leadership consapevole, radicata nel momento presente, capace di cogliere le sfumature della realtà e agire con maggiore equilibrio. La pratica dell’ascolto profondo permette di entrare in sintonia con i bisogni dell’organizzazione e del team, creando una connessione autentica e ispirata.

    Qual è l’impatto di UNA SOLA leadership sulle performance aziendali?

    Aumenta l’innovazione perché integra pensiero analitico e creativo, permettendo di generare soluzioni nuove ed efficaci. L’innovazione non nasce solo dall’intelletto, ma dalla capacità di unire competenze, sensibilità e visione. UNA SOLA leadership crea le condizioni per la trasformazione autentica ed efficace.

    Come riconoscere UNA SOLA leadership?

    UNA SOLA leadership supera la vecchia visione gerarchica e frammentata, a favore di armonia, consapevolezza e umanità.

    • Non è basata solo sul potere e sul controllo, ma sulla fiducia.
    • Non separa mente e cuore.
    • Non si limita a comandare dall’alto.
    • Pratica l’ascolto attivo, promuovendo una comunicazione più consapevole e autentica.

    UNA SOLA leadership si basa su alcuni principi chiave:

    • Interconnessione e visione sistemica
    • Flessibilità e adattabilità
    • Co-creazione e intuizione
    • Spostarsi dalla competizione alla coerenza
    • Pratica della mindfulness per migliorare la presenza e la consapevolezza nei processi decisionali

    Secondo la fisica quantistica, ogni particella nell’universo è connessa con le altre del sistema vivo. Ogni azienda ha un “campo energetico” che influenza le dinamiche interne. Il leader deve essere consapevole di come le emozioni, le intenzioni e i pensieri impattano il gruppo.

    Quale vibrazione vuoi generare nella tua leadership?

    • Una vibrazione di paura e controllo?
    • Una vibrazione di fiducia e ispirazione?
    • Una vibrazione di autenticità e presenza?

    L’energia che un/una leader porta con sé determina il clima emotivo e la cultura aziendale.

    Cosa deve fare un/una leader per elevare la sua vibrazione?

    Quando allinei ciò che pensi, senti e fai, la tua energia è chiara e potente. La coerenza genera fiducia e ispirazione nel team, mentre la dissonanza crea confusione e resistenza.

    Domanda: Le mie parole e azioni riflettono davvero ciò che sento e penso? I leader non sono solo guide strategiche, ma anche generatori di energia collettiva.

    Domanda: Che emozione sto trasmettendo oggi alla mia squadra? Una leadership consapevole non si basa solo su competenze, ma sulla qualità dell’energia che porta nell’ambiente lavorativo.

    Che tipo di mondo stiamo costruendo attraverso la nostra leadership?

    E come possiamo rendere ogni nostra azione un passo verso un futuro migliore?

    myHARA ti propone:

    Out of the door:

    3 giorni di benessere e crescita personale durante il nostro Retreat Libera-Mente, dove attiveremo i nostri 4 corpi: cognitivo, emotivo, fisico ed energetico per accedere, facilitati, ad una ascolto più autentico e creativo, in una splendida location nel Monferrato.

    In azienda:

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    Maschile e Femminile in azienda: UNA SOLA LEADERSHIP La Chiave per la Gestione della Complessità e della Pluralità Aziendale. E’ un approccio strategico potente che consente di affrontare la complessità e la pluralità nel contesto aziendale moderno in modo funzionale. 

    Per informazioni scrivimi a info@myhara.it

  • Il metodo

    Sentirsi insicuri al lavoro: la voce dell’energia maschile e femminile

    “Quando l’insicurezza in cerca di certezza ci domina, il pensiero diviene il nostro nemico” Krishnamurti

    Vi è mai capitato di dover prendere una decisione e sentirvi indecisi?

    Che domanda ovvia!

    Ci sono delle persone che non riescono mai a prendere delle decisioni, dalle più semplici alle più difficili. Queste persone vivono un’insicurezza radicata che non gli permette di vivere serenamente la vita.

    I meccanismi che per lo più mantengono questo stato di insicurezza sono: il sopravalutare eccessivamente gli altri e le difficoltà e/o sottovalutare smisuratamente se stessi e le proprie capacità.

    L’insicurezza, il mettere in discussione, appartiene principalmente all’energia femminile; la forza, la scelta, l’azione all’energia maschile. 

    L’insicurezza è correlata più ad uno stato emotivo, appartiene all’emisfero destro, il nostro cervello “poetico”.

    Quando insicurezza e forza si integrano e il risultato è fiducia.

    Spesso non è facile ammettere di sentirsi insicuri al lavoro, perchè dubbio e insicurezza minano la nostra “performance”, il nostro agire.

    Perdiamo l’equilibrio emotivo e mettiamo radici in un luogo ostile a noi stessi. Un luogo in cui la nostra immagine si cancella in una moltitudine di paure che riflettono ciò che temiamo di essere.

    L’insicurezza sul lavoro è comunemente vista come una debolezza personale, associata spesso alla sindrome dell’impostore. 

    La sindrome dell’impostore è una condizione psicologica caratterizzata dalla convinzione di non meritare il proprio successo. 

    Si tratta di una sensazione assai comune, che colpisce ad ogni età e che sperimenta anche chi ha raggiunto il massimo livello nel suo settore lavorativo.

    Si stima che 8 persone su 10 abbiano fatto esperienza della sindrome dell’impostore che, a dispetto del nome, non è una malattia e non compare sul Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM). 

    Diverse le possibili spiegazioni del fenomeno, che non è necessariamente legato a ansia o depressione e sembra piuttosto connaturato nella natura umana. 

    Chi è molto preparato e stimato nel proprio lavoro tende a credere che le persone che incontra siano altrettanto in gamba, e quindi a sentirsi in difetto: è il fenomeno opposto alla distorsione cognitiva che porta le persone poco competenti a sopravvalutarsi.”

    Se sei interessato a “misurare” la tua sindorme ad uso personale: https://paulineroseclance.com/pdf/IPTestandscoring.pdf

    Tali convinzioni, legate alla nostra natura umana, ci rendono cauti e pieni di risentimento nelle relazioni. 

    Il confronto con gli altri diventa “esclusivo” (nel senso proprio che tende ad “escludere”) piuttosto che inclusivo. 

    Quindi l’insicurezza diventa il driver per gli sforzi cronici che facciamo per metterci alla prova: sarò bravo quando avrò superato il mio ultimo successo.

    E così ogni volta, l’elogio che segue il successo viene rapidamente svuotato dall’insicurezza successiva. 

    Lo psicanalista austriaco Alfred Adler  introdusse  il concetto di complesso d’inferiorità.

    Affermava che le persone insicure sostengono una costante lotta di superiorità che può persino ripercuotersi in modo negativo sulle loro relazioni, in quanto possono sentirsi felici rendendo infelici gli altri. 

    Inoltre, qualificava questo genere di comportamenti come tipici della nevrosi.

    Non tutte le persone insicure sono caratterizzate da questo modo di essere. Dipende dal grado di sfiducia che hanno verso le loro capacità o i loro successi. 

    L’insicurezza, quando non è patologica e cronicizzata, non ha nulla a che vedere con l’avere dei legittimi dubbi di fronte ad una scelta o al mettersi in discussione di tanto in tanto, o al chiedere consigli/pareri/opinioni.

    L’insicurezza può essere  la molla che ci permette il miglioramento.

    La condizione di insicurezza inevitabilmente ci permette di metterci in discussione e collocarci “a tu per tu” con la nostra parte più autentica. 

    A dimostrarlo è una ricerca psicologica effettuata da Ketty May, Claire Shipman e Jill Ellyn Riley.

    Le donne risultavano più insicure dei coetanei maschi e più propense a mettersi in discussione per migliorare questo aspetto del loro carattere. Crescendo proprio le donne risultavano aver acquisito autostima, grinta e successo nella vita. Esse diventavano più consapevoli di se stesse rispetto ai coetanei più sicuri e determinati nella fase adolescenziale.

    Da dove nasce il nostro “sentirsi insicuri” al lavoro?

    Diventiamo o siamo insicuri?

    La ricerca sulle donne e le minoranze in ambito professionale, ad esempio, ha chiarito che l’insicurezza è molto più un problema sociale che psicologico. 

    Mentre le donne sono costituzionalmente sicure quanto gli uomini, un cocktail di messaggi contrastanti e feedback personali venati di pregiudizio – essere più assertive ma meno conflittuali, essere autentiche ma meno emotive – le mette in circostanze che farebbero vacillare chiunque.

    Alcuni studi hanno dimostrato che le donne sperimentano maggiore insicurezza al lavoro  degli uomini (Emberland & Rundmo, 2010; Mauno & Kinnunen, 2002) mentre altri non hanno osservato differenze nell’insicurezza lavorativa di donne e uomini (Berntson, Näswall, & Sverke, 2010). Rosenblatt et al. (1999), pur avendo trovato livelli maggiori di insicurezza lavorativa negli insegnanti maschi rispetto alle insegnanti femmine, hanno osservato che l’insicurezza aveva un impatto più forte sull’atteggiamento delle donne rispetto al lavoro, piuttosto che sull’atteggiamento degli uomini. Infine, in uno studio realizzato su impiegati di banca e del settore health care, Mauno e Kinnunen (1999) hanno osservato effetti negativi prolungati dell’insicurezza al lavoro sul benessere delle donne ma non su quello degli uomini. Näswall e De Witte (2003) hanno trovato risultati contraddittori nel medesimo studio.

    Le analisi di Katty Kay (conduttrice di Bbc world news America) e della giornalista Claire Shipman sostengono che il fattore principale ad ostacolare la parità tra i sessi sia insito nella donna stessa: la sua profonda e innata culturale insicurezza. Le autrici sostengono che, nelle interviste a donne di successo e professionalmente affermate, vi era un fattore sfuggente: l’insicurezza.

    Le donne attribuivano i loro successi a fattori esterni, e i loro insuccessi a fattori interni. 

    Ciò che emerge, al di là del retaggio antropologico e sociale noto (l’uomo concentrato sul lavoro in quanto sostegno economico della famiglia così come cacciatore che procurava il cibo alla prole, la donna più facilmente nella dimensione familiare che accudisce e di cui si prende cura) è che l’insicurezza non riguarda il gender role ma è qualcosa di più profondo che attiene alla comprensione e conoscenza della nostra energia maschile e femminile e all’armonizzazione di queste forze.

    Proprio per l’aspetto predominante del femminile che si apre all’emotività, alla riflessione, al pensiero intuitivo e creativo è facilmente comprensibile come la donna sia più portata ad attribuire i propri insuccessi a fattore interni e viceversa i successi, quasi casualmente alle circostanze esterne.

    Tutto ciò rafforzato dalla storia del vissuto della donna nelle diverse ere storiche.

    Parimenti, potremmo oggi convenire che l’uomo non “attento”, è più portato ad attribuire  la propria insicurezza e il proprio insuccesso a fattori esterni in quanto meno incline ad esplorare il proprio mondo emotivo.

    L’energia maschile volta all’azione, al pensiero analitico, al razionale può sicuramente venire in soccorso quando tendiamo a soprassedere troppo a lungo nell’interregno tra la paura di sbagliare o il senso di colpa ( peraltro spesso alimentato da  insicurezza e dubbio) e la direzione verso cui vogliamo agire.

    Allo stesso modo l’energia femminile volta all’introspezione apre a scenari di dubbio e di incertezza che possono essere opportunità migliori di ascolto e di inclusione di pensieri, atteggiamenti e/o persone che non avevamo preso in considerazione.

    Ciò che è certo è che Il distacco da queste 2 forze energetiche porta alla chiusura e al lavoro in solitaria. 

    Uno sguardo coraggioso e consapevole a noi stessi e all’ambiente di lavoro dove siamo inseriti ci offre la grande opportunità di essere presenti nel qui e ora e di nutrire e dare forza alla fiducia, leva fondamentale il superamento dell’insicurezza e per l’azione.

    L’obiettivo non sarà evitare sentimenti di insicurezza, ma riconoscerli come cause anche di un sistema e “sfruttarli” per offrire la giusta (per il sistema e per noi) manifestazione di noi stessi. 

    Non si tratta né di conquista né di privilegio. 

    E’ un dono che riceviamo e diamo a nostra volta. 

    Significa imparare a “stare” nella nostra forza.

    Come si alimenta il sentirsi insicuri al lavoro?

    Con il dialogo interiore negativo, il rimuginio continuo e la messa al vaglio di cose dette e fatte, etichettate come “inadeguate”. In base a cosa noi diciamo a noi stessi, rischiamo di alimentare di continuo la spirale dell’insicurezza: “Chissà se ho fatto bene, chissà se potevo dire/fare meglio, chissà, chissà, chissà. Perché non ci ho pensato prima!, ecc.

    Alimentiamo la nostra insicurezza ogni volta che usiamo parole negative verso noi stessi: magari facciamo bene 100 cose in una giornata, ma ci ricordiamo solo quell’unica venuta male e ce la ripetiamo nella testa 400 volte, quasi come se, ripetendola, potesse cambiare l’accaduto.

    Alimentiamo la nostra sicurezza tutte le volte che restiamo attaccati, come cozze alla roccia, al nostro bisogno di controllare. Il controllo, quando eccessivo,  è un’esasperazione dell’energia maschile, al di là dell’essere uomini o donne.

    Alimentiamo la nostra insicurezza quando tendiamo costantemente  al perfezionismo. Il nostro Osservatore Interno è sempre vigile ogni giorno e pronto, come la maestrina dalla penna rossa, a dirci cosa è bene, cosa è male, cosa è giusto e cos’è sbagliato. E se ci avviciniamo ad una nuova forma-pensiero dove non esiste giusto e/o sbagliato? Se accogliessimo queste come categorie di giudizio della nostra mente? Se provassimo a vederci sempre in continuo mutamento, per cui nessun giudizio o pensiero è impermanente e definitivo ?

    Vi invito a rileggere questo articolo.

    Ecco i suggerimenti per trasformare il sentirsi insicuri al lavoro e nella vita in un’opportunità di crescita:

    Allena le tue capacità personali: è vitale acquisire consapevolezza nelle proprie abilità, capacità e competenze. Le abbiamo tutti. Allenale ogni giorno fino a raggiungere l’eccellenza. Ci vuole coraggio, pazienza, determinazione e perseveranza. Col tempo esse verranno premiate donando molteplici soddisfazioni.

    Affronta i pensieri negativi: metti a tacere la “vocina interiore” che ti scoraggia e fa sabotare tutte le buone intenzioni. Affronta tutti i tuoi limiti con coraggio. Solo così passerai all’azione.

    Cambia il tuo focus d’azione: focalizzati sulla tua crescita personale in maniera positiva accogliendo anche gli imprevisti. Rifletti su quale opportunità l’imprevisto stesso ti sta offrendo. Solo così potrai affrontare tutto con una marcia in più che ti contraddistingue quando perseguirai i tuoi obiettivi.

    Permettete a voi stessi di sentirsi insicuri al lavoro.

    Avete visto LUCA, il nuovo film della Disney Pixar?

    C’è un personaggio di fondamentale importanza: Bruno.

    Bruno è quella voce nella testa dei personaggi che impedisce loro di fare quello che vogliono fare, perché evoca le peggiori paure e tende sempre a scoraggiarli.

    E così i due ragazzini, mentre scendono in bicicletta a rotta di collo dalla collina, con il vento che li scompiglia, il sole che li illumina, il mare che li aspetta e la velocità che li accende, urlano “ Silenzio Bruno!”

    Ecco provateci anche voi: Silenzio Bruno!

    Certo, spegnere l’Osservatore interno nella nostra  testa che ci parla costantemente per proteggerti da esiti negativi può non essere così semplice, soprattutto da adulti. 

    Può aiutarci tenere a mente che tutti si sentono insicuri e che i maggiori successi sono arrivati ​​da persone spinte da profonde insicurezze personali.

    Allo stesso modo, sappi che l’insicurezza non è né un riflesso dei tuoi punti di forza né legata alla tua felicità. 

    Non cercare di porre fine all’insicurezza ma accettala e ascolta il messaggio che porta per te: quale è l’aspetto di te che può avere ancora più ampi margini di espressione?

    Cosa ti sta chiamando?

    L’insicurezza d’altronde non è che un richiamo. 

    Come ogni altra nostra manifestazione del corpo e della mente: come sempre occorre imparare ad esserne consapevoli.

    L’insicurezza ci suggerisce che siamo stati colpiti. 

    Succede anche quando ci innamoriamo!

    Avvertiamo di essere trascinati in un mondo a noi non famigliare, di non riuscire ad opporre resistenza, e che qualcosa sta chiamando in causa i nostri desideri e bisogni.

    Facciamo dunque della nostra insicurezza il trampolino di lancio…

    Non arrenderti e se necessario chiedi aiuto.

    Confrontati. Il confronto e la ricerca di informazioni ti impedisce di commettere errori, in più aumenta il senso di appartenenza che riduce la tua paura di fallimento come singolo e fortifica il senso di inclusione e l’opportunità di crescita come gruppo.

    Fai del tuo lavoro uno scambio in cui le tue potenzialità di agire ed accogliere, fare e sentire, programmare e creare, creino sinfonia con il contesto in cui operi.

    Un uomo che conosce se stesso non è mai disturbato da quello che la gente pensa di lui. 

    È l’uomo che non conosce se stesso che è sempre preoccupato dell’opinione che gli altri hanno di lui.

    Offri alla tua insicurezza la grande possibilità di guidarti alla scoperta di te, in armonia con gli altri e per il raggiungimento di una vittoria che generi nuove possibilità e nuove sfide da superare insieme. 

    Non c’è giudice, non c’è errore, solo correzione!

    E ricorda : SILENZIO BRUNO!

    IMAGE CREDITS: Roberto Weigand

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Energia Maschile e femminile: la prima diversità ed inclusione in azienda sei tu!

    Tutto è energia.

    Così inizia un’affermazione di Albert Einstein che vi riportiamo per intero:

    Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà.  Non c’è altra via. Questa non è Filosofia, questa è Fisica.“ 

    Perché parliamo di energia associata al concetto di diversità e inclusione in azienda?

    Perché è partendo dall’equilibrio dell’energia che “è”, direbbero le filosofie orientali, che l’uomo può attingere da ogni sua dote, dono e talento per farne strumento di supporto nell’affrontare la vita lavorativa e privata in connessione con gli altri.

    Le discipline orientali, si basano sul fatto che tutti i fenomeni dell’universo sono permeati dall’energia vitale, che è la componente essenziale della vita.

    Giorno e notte, bianco e nero, sinistra e destra, sole e luna, inspirazione ed espirazione, vita e morte, nascita e termine. Tutto ci parla di due energie che nella loro complementarietà  formano l’unità del processo: quella maschile e quella femminile.

    La coesistenza dell’energia femminile e maschile viene rappresentata nel simbolo del Tao come un cerchio diviso in due parti uguali: una nera, rappresenta l’energia lunare o femminile, e una bianca, rappresenta l’energia solare, ovvero quella maschile. 

    È importante notare come ogni parte possiede al suo interno un puntino della sua parte complementare, quindi il semicerchio nero avrà un puntino bianco, mentre il semicerchio bianco avrà al suo interno un puntino nero.

    Questo rappresenta la coesistenza delle due energie, dove all’interno dell’una esiste anche l’altra e dove una non può esistere senza l’altra.

    Attenzione: stiamo parlando di energia maschile e femminile, che non ha nulla a che fare con il gender!

    Cosa si intende per energia maschile e femminile?

    Abbiamo detto che non si tratta di gender, ma di “forze” di energia di espansione e contrazione.

    E’ maschile l’inspiro e femminile l’espiro.

    E’ maschile il giorno e femminile la notte.

    E’ maschile un uragano e femminile l’acqua.

    Credo che alla base di qualsiasi tematica relativa alla diversità ed inclusione in azienda ci sia proprio la necessità di osservare, riconoscere ed accogliere le nostre parti opposte per armonizzare ed integrare la nostra energia maschile e femminile.

    Solo da questa armonizzazione emerge innovazione, creatività e pienezza di vita.

    Diversità ed inclusione in azienda comprendere attraverso gli archetipi

    La parola archetipo deriva dal greco antico col significato di «immagine», composto da arché (άρχή, cioè «inizio, principio originario») + typos («modello, marchio, esemplare»). Il termine viene usato, per indicare i simboli innati e predeterminati dell’inconscio umano, soprattutto collettivo.

    La psicanalisi con Carl Gustav Jung ci parla di animus e anima.

    L’Anima, femminile, aggraziata, feconda come la terra, accogliente come una madre, sacra come una donna; 

    l’Animus, maschile come un seme, forte come un padre, sicuro come un uomo;

    sono i principi archetipici insiti nell’essere umano, e che rappresentano gli elementi della psiche. 

    L’Archetipo maschile risponde a solarità, razionalità, ordine, logos, logica analisi, dominio, forza, azione, determinazione. La vista è il senso che prevale sugli altri.

    L’Archetipo femminile risponde a lunarità, oscurità, sentimento, anima, invisibilità, creatività, accoglienza, riflessione, cura. Il senso prevalente è il tatto, legato alla carezza, al gesto che guarisce.

    Le due parti sono spesso in conflitto, in primis, dentro di noi.

    Se lottiamo con il maschile o il femminile fuori di noi, allo stesso modo la lotta sta accadendo dentro di noi.

    Il conflitto ci allontana da ciò che è ricchezza della diversità ed inclusione in azienda

    Consapevolezza prima di tutto. La parola consapevolezza, pur essendo di grande valore, oggi mi sembra parecchio abusata.

    Vorrei al momento intenderla solo come attenzione.

    Attenzione a ciò che è dentro di noi, così come all’esterno, forze psichiche opposte e distinte, ma non separate. 

    Lo stesso vale per l’azienda che, vista come un organismo composto da diverse parti, racchiude in sé le due energie: quella maschile e quella femminile.

    Abbiamo proposto una visione di conflitto per comprendere natura e causa, e quindi un approccio nella direzione del nostro equilibrio ed armonia

    Il primo passo è proprio riconoscere il nostro conflitto interno.

    Di per sé un conflitto è la presa d’atto che esistono posizioni diverse rispetto ad un problema comune. 

    Questa non è una situazione negativa, ed anzi può essere un’occasione per attivare un interessante processo di problem solving finalizzato ad individuare una soluzione con il contributo di tutti i soggetti coinvolti.

    Una situazione conflittuale diventa realmente problematica quando è gestita male e si trasforma in uno scontro tra persone.

    • Quali sono le voci, le credenze, i condizionamenti che, come tante 

    “ personcine”, si affollano dentro di noi?

    • Come riconoscere cosa ci appartiene ancora e cosa è frutto di credenze e condizionamenti?
    • Come riconosciamo la nostra energia maschile? Prova a fare un elenco delle tue caratteristiche “maschili”
    • In quali ambiti le esprimi maggiormente?
    • Cosa ne pensi della tua energia maschile?
    • Come riconosciamo la nostra energia femminile? Prova a fare un elenco delle tue caratteristiche “femminili”
    • In quali ambiti le esprimi maggiormente?
    • Cosa ne pensi della tua energia femminile?

    Diversità ed inclusione in azienda, oltre gli stereotipi

    Il concetto di base è che la ricchezza, l’innovazione e la creatività sono ben oltre la somma delle parti.

    Questa è la chiave di lettura che vorremmo suggerire.

    Ogni cosa ha un valore, e se si manifesta in un dato momento, quello è il valore che ti è stato dato da integrare nella tua vita.

    Il concetto può sembrare troppo filosofico ma ci sentiamo di sostenerlo a favore di una reale connessione che vada oltre lo stereotipo.

    Il rischio di un approccio superficiale di diversità ed inclusione in azienda tra maschile e femminile è di ricadere in schemi e classificazioni.

    Sia nella donna che nell’uomo contattare l’energia femminile conduce a sviluppare anche l’energia maschile e viceversa.

    Le 2 energie sono intrinsecamente connesse, la crescita dell’una promuove l’altra.

    Ciò sta nella natura delle cose. Non vi è antagonismo tra di esse.

    Il conflitto è solo della mente, nell’ego.

    L’uomo che teme, connettendosi al proprio femminile di perdere qualcosa, della sua mascolinità è prigioniero di un modello, di un condizionamento.

    Altrettanto lo è la donna che, in preda ad una reazione contro l’eccesso di mascolinità nella sua vita, vuole sviluppare il femminile, ma lo fa con attaccamento, polarizzandosi in atteggiamenti considerati femminili che, in realtà sono tali solo nella forma, ma non nell’essenza.

    Esiste, d’altro canto, un cervello con 2 emisferi: l’emisfero destro dedito alle attività artistiche, immaginative, intuitive, sensoriali. 

    E’ il nostro cervello poetico.

    L’emisfero sinistro invece è il nostro cervello razionale, logico analitico, di calcolo.

    E’ il nostro cervello intellettuale.

    I 2 emisferi sono strettamente correlati tra loro tuttavia, secondo diversi recenti studi, il cervello maschile contiene molte più’ interconnessioni all’interno dei 2 emisferi, mentre quello femminile, grazie all’attività più estesa del corpo calloso, ha maggiori connessioni tra i 2 emisferi.

    Di conseguenza, nella  donna il cervello ha circa il 4% in meno di neuroni, ma meglio collegati.

    Nell’uomo il cervello pesa 100 gr in più di quello della donna, i 2 emisferi sono separatamente più specializzati, predomina l’emisfero sinistro.

    L’uomo ha un grande senso dell’orientamento e il senso della direzione è immediato.

    Stewart-Williams, Steve nel suo libro La scimmia che ha capito l’universo, ci dice anche che ci sono anche attività scritte nel DNA :

    Donna:

    • Comportamenti fino-motori (maneggiare cose molto piccole, ricerca e raccolta)
    • Calcolo aritmetico
    • Migliore Percezione, Attenzione, Memoria (immaginiamo la donna “raccoglitrice)
    • Visione Periferica ( Ricerca Raccolta Adattamento)

    Uomo:

    • Migliore percezione relazioni spaziali (es. parcheggio)
    • Bravi a ruotare mentalmente l’oggetto (es. cubo di Kubrick)
    • Rapporto Tempo/Velocità (uomo cacciatore)
    • Visione a tunnel  (es. in casa non trovano mai quello che cercano..)

    Non sono soltanto convenzioni socio culturali. Sono parte integrante della nostra natura animale. Lo stesso vale anche per le abilità comunicative, dettate proprio da una diversa percezione:

    Donna:

    • Si accorge subito se qualcosa non va
    • Cervello interconnesso
    • Rete di pensieri 
    • Intuizione
    • Sfumature e Globalità
    • Empatia

    Uomo:

    • Cervello settoriale, pensiero a blocchi a cui corrisponde l’azione sequenziale.
    • Più razionale
    • Capacità di sintesi
    • Leadership competente e direttiva
    • Ha bisogno di trovare sempre una soluzione immediata

    Anche in termini di realizzazione personale, potremmo semplificare dicendo che è più di testa nell’uomo, di cuore nella donna.

    Donna:

    Va in tilt se ci sono problemi di:

    • Instaurazione di rapporti
    • Comprensione e comunicazione
    • Intimità affettiva
    • Bisogno di affiliazione
    • Più tendente al realismo

    Uomo:

    La realizzazione personale passa attraverso:

    • Il lavoro
    • I risultati concreti
    • I beni materiali
    • Conquista di obiettivi
    • Affermazione del Sé (rango, status, ruolo svolto)
    • Intimità fisica
    • Tende a sopravvalutarsi (economia ormonale= testosterone la fa da padrone)

    L’armonizzazione prevede il cervello del cuore.

    Se non avessimo avuto a che fare con un femminile materno attivo saremmo morti.

    Nel momento stesso in cui siamo venuti al mondo, al di là che ognuno ha dato e ricevuto in maniera diversa, ma tutti abbiamo avuto a che fare con un’energia femminile attiva.

    Il cervello del cuore genera:

    Femminile materno attivo

    • Verità
    • Bene
    • Giustizia
    • Unità
    • Coraggio (azione del cuore)
    • Cura
    • Vuoto
    • Azione

    La direzione è il cambio di visione, e di cultura.

    Un’apertura verso la vita e le sue manifestazioni. 

    Un’accoglienza più ampia al di là del genere e del modo. 

    Il femminile crea e trasforma, il maschile concretizza e cristallizza.

    Riconoscere e valorizzare questa unione, all’interno e fuori di noi, rende possibile l’armonia, l’equilibrio, l’equanimità che generano benessere, intuizione, soddisfazione e creatività.

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    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Maschile e femminile: la miglior comprensione per trasformare il conflitto in azienda

    conflitto-in-azienda-myhara

    La prima competenza necessaria per risolvere il conflitto in azienda è la conoscenza di Sé.

    Il maschile e il femminile sono 2 energie, prima ancora di essere rappresentate dall’immagine di uomo e donna.

    In un paradiso delle origini esse inizialmente erano inscindibilmente unite.

    Ritroviamo tutto ciò nella mitologia greca (Pandora che viene forgiata da Prometeo), andina (Pachamama la grande terra e Pachacamac il signore del cielo), nella religione cattolica (Eva nasce dalla costola di Adamo), nella psicologia evoluzionista (la neonata rispetto agli approcci psicologici più tradizionali) che ci conferma che, frutto di un determinismo evolutivo, esistono queste due nature con proprie specificità e non possiamo farci niente.

    L’esperienza socio ambientale si innesca su una natura umana già alla base differenziata, dotata di una grande plasticità, ma non è unisex come dice Stewart-Williams, Steve nel libro “La scimmia che ha capito l’universo.” 

    Quando il femminile si stacca dal maschile, sulla Terra ha origine la sofferenza,il dolore, la frustrazione.

    Pandora apre il vaso da cui escono tutti i mali, Eva mangia la mela provocando la caduta del paradiso terrestre, Pachamama grazie a Pachamacac, che porta la prima alba, torna a regnare sulla Terra florida.

    La psicologia evoluzionista non prende minimamente in considerazione il maschile senza il femminile.

    Il maschile e femminile sono due rovesci della stessa medaglia, che ci riguardano direttamente, nella nostra intrinseca natura.

    Essere uomo o donna appartiene al nostro corpo fisico (considerato peraltro l’altra faccia dell’anima) e alla nostra biologia. E’ indiscutibilmente vero che un corpo fisico maschile ha caratteristiche differenti da quello femminile, primo fra tutti, l’apparato genitale esterno nell’uomo, interno nella donna.

    Ma maschile e femminile riguarda tutta la Natura, l’acqua, l’aria, il fuoco, la luna, il sole.

    Se pensassimo il giorno senza la notte la Natura sarebbe scompensata, se non dormissimo e fossimo sempre legati ad attività diurne, presto o tardi manifesteremo sindromi di squilibrio.

    Hai mai pensato che tutto, ma proprio tutto è maschile e femminile?

    Quando questo movimento e’ alterato si crea conflitto.

    Le stesse energie, come riporta C.G.Jung parlandoci di Animus e Anima come componenti maschili e femminili presenti in ognuno di noi, vanno osservate e riconosciute ed armonizzate.

    Questo è il primo conflitto che nasce dentro di noi e che poi genera conflitti all’esterno, ed anche in azienda.

    All’origine queste 2 energie erano distinte, ma non separate.

    Quando ci pensiamo come o solo energia femminile o solo energia maschile creiamo in noi stress, sofferenza, ansia e agitazione.

    Il cammino per conoscere la vera causa del dolore e reciderlo alla radice è il cammino della riunificazione degli opposti.

    Questo è il percorso che ognuno di noi dovrebbe fare per sciogliere l’inganno della sofferenza.

    Gli archetipi e il conflitto in azienda, e nella vita

    Quando l’uomo riesce ad unificare dentro di Sé l’archetipo maschile e quello femminile è “illuminato”, sta bene, è vitale, propositivo, creativo, centrato.

    Nella nostra cultura è una condizione rara.

    Non solo l’archetipo maschile e l’archetipo femminile sono distinti e separati, ma c’è prevaricazione dell’archetipo maschile.

    La simbologia patricentrica lasciata da sola, senza il contributo del simbolo matricentrico, si fonda solo sulla ratio, il logos, il pensiero, l’analisi diagnostica e non integra l’invisibilità, l’anima.

    L’azienda in questa visione patricentrica è come una macchina, un corpo meccanico in cui il sistema matricentrico non è presente.

    L’azienda patricentrica, focalizzata al profitto e alla competitività, non lascia spazio al simbolo matricentrico e parte dal mettere al centro non solo l’Io, ma ha come fine il  continuo rinforzo delle strutture dell’Io.

    Ma l’Io separato dalla sua ombra, dalla sua parte invisibile, del Tutto… è una gabbia.

    La visione patricentrica dell’azienda ne filtra l’anima attraverso le categorie diagnostiche, il distinguo analitico.

    L’Archetipo maschile risponde a solarità, razionalità, ordine,logos, logica analisi.

    sociale, dominio. La vista è il senso che prevale sugli altri .

    L’Archetipo femminile risponde a lunarità, oscurità, pathos, sentimento, anima, invisibilità, cura del particolare. Il senso prevalente è il tatto, legato alla carezza, al gesto che guarisce.

    Nell’articolo precedente abbiamo anche visto come interagiscono i 2 emisferi cerebrali ed ora potremmo mettere insieme tutti i pezzi di questo puzzle, che siamo noi, e comprendere meglio come il conflitto interno è causa del conflitto in azienda e nelle relazioni in generale.

    Il conflitto deve essere compreso ed integrato.

    Solo un approccio consapevole consente di gestire e trasformare il conflitto in un momento di sviluppo aziendale e crescita personale.

    Non sempre il conflitto in azienda e nella vita è negativo

    Chiarito il posizionamento del maschile e femminile e l’importanza di includere la diversità come nutrimento e ricchezza, torniamo alla consapevolezza di questo continuo movimento delle 2 energie in noi per migliorare la gestione del conflitto in azienda e fuori.

     “Il conflitto è quella situazione che si determina tutte le volte che su un individuo agiscono contemporaneamente due forze psichiche di intensità più o meno uguale, ma di opposta direzione”.

    (Kurt Lewin)

    La vera consapevolezza è che dentro di noi sussistono sempre forze psichiche opposte e distinte, ma non separate. Quindi il conflitto nasce, per sua natura, intrapsichico quando non riconosciamo le nostre 2 energie, maschile e femminile, senza includere e armonizzandole.

    Recenti ricerche mostrano che l’85% dei dipendenti a tutti i livelli (compresi quindi il management ed il vertice d’impresa) trascorrono in media circa 2,8 ore ogni settimana nell’affrontare situazioni conflittuali in cui differenti obiettivi di settore e individuali, nonché differenti vedute ed esigenze, creano divergenze. Ogni anno, quelle ore di perdita di produttività sommate valgono miliardi di euro. Senza considerare gli effetti psicologici ed emotivi.( cit. Working Paper)

    Di per sé un conflitto è la presa d’atto che esistono posizioni diverse rispetto ad un problema comune. Questa non è una situazione negativa ed anzi può essere un’occasione per attivare un interessante processo di problem solving finalizzato ad individuare una soluzione con il contributo di tutti i soggetti coinvolti.

    Una situazione conflittuale diventa realmente problematica quando è gestita male e si trasforma in uno scontro tra persone.

    Vari modi di catalogare i conflitti in azienda

    In base ai soggetti coinvolti:
    • Conflitto intrapsichico: stato di tensione che una persona avverte confrontandosi con bisogni, desideri, impulsi e motivazioni contrastanti. La tensione nasce a causa di forze contrapposte che indirizzano la persona a prendere una decisione piuttosto che un’altra.
    • Conflitto interpersonale: il soddisfacimento di un desiderio o il conseguimento di un obiettivo da parte del singolo entra in contrasto con desideri e obiettivi di altre persone.
    • Conflitto intragruppo e conflitto intergruppo: fra membri dello stesso gruppo o di gruppi differenti.

    In base alla tipologia di argomento:

    • Conflitto di tipo emotivo: tende a degenerare, perché le persone in questione non chiariscono i loro punti di vista o per timore dell’altro o per paura di esporsi in una relazione di rabbia o di rifiuto.
    • Conflitto di interessi: le persone coinvolte hanno interessi differenti e contrastanti che possono essere soddisfatti solo a discapito dell’altro.
    • Conflitto di dati: quando le persone coinvolte non solo hanno due punti di vista diversi ma possiedono informazioni parziali o travisate. 

    In base all’esito:

    • Conflitto distruttivo: interferisce con l’efficacia del lavoro svolto e con un clima di lavoro salutare. La comunicazione in questo caso è contraddistinta dalla competizione: ogni membro del gruppo cerca di influenzare gli altri semplicemente allo scopo di avere ragione imponendo il suo punto di vista. 
    • Conflitto costruttivo: i membri del gruppo sono consapevoli che il disaccordo è un aspetto naturale all’interno delle dinamiche di gruppo e può anzi rappresentare un fattore chiave per il raggiungimento dei loro obiettivi comuni. Questo tipo di atteggiamento si riflette in un tipo di comunicazione in cui prevale la cooperazione: le idee e le opinioni di tutti sono ascoltate con interesse, attenzione e positività.

    Competenze necessarie per gestire positivamente i conflitti in azienda

    Come possiamo verificare dall’elenco qui sotto la prima voce riguarda sempre il proprio Sé. 

    • Conoscenza di sé 
    • Conoscenza dell’Altro
    • Comprensione
    • Comunicazione
    • Cooperazione
    • Fiducia
    • Pensiero  Divergente e Creativo
    • Valorizzazione (autostima)

    Quando smetteremo di cercare fuori la soluzione al nostro conflitto interiore, noteremo un grande beneficio:

    Armonia: sentirsi in sintonia con la nostra essenza trasmette una sensazione di tranquillità. È così che ci avviciniamo a ciò che desideriamo e intraprendiamo una ricerca assertiva

    Auto-conoscenza: cercare dentro di noi ci permette di conoscerci meglio

    Assertività: volgendo lo sguardo verso il nostro Io interiore, scenderemo dal piedistallo su cui ci pongono gli altri, ci lasceremo alle spalle i pregiudizi e instaureremo relazioni più sane.

    Quando cerchiamo fuori, quello che in realtà abbiamo dentro, ci allontaniamo da noi stessi.

    Il conflitto in azienda e l’omeostasi di sistema

    Noi siamo parte di un sistema con il quale interagiamo quotidianamente. Un sistema che varia e che, per reggersi ed essere continuo, si deve autoregolare attraverso l’integrazione delle parti.  

    Pensando all’azienda come ad un “essere vivente” una delle sfide di leadership è la ricerca dell’omeostasi interna. 

    Il termine omeostasi deriva dalla fusione di due parole greche, òmoios, “simile” e stasis “posizione”. 

    Padre di questo neologismo fu Walter Cannon, che riprese i concetti di Claude Bernard, secondo cui “tutti i meccanismi vitali, per quanto siano vari, non hanno altro che un fine costante: quello di mantenere l’unità delle condizioni di vita dell’ambiente interno“. 

    E’ la tendenza naturale al raggiungimento di una relativa stabilità, sia delle proprietà chimico-fisiche interne sia comportamentali, che accomuna tutti gli organismi viventi, per i quali tale regime dinamico deve mantenersi nel tempo, anche al variare delle condizioni esterne, attraverso precisi meccanismi autoregolatori, grazie all’integrazione e all’equilibrio delle funzioni.

    Il conflitto in azienda può essere risolto attraverso il bilanciamento delle parti?

    Abbiamo compreso che pensare di eliminare il conflitto tra le persone è inutile. Imparare a creare un ambiente in cui il conflitto venga assorbito e trasformato in possibilità, no.

    Come sosteneva  Eraclito «Il Polemos è il padre di tutte le cose» 

    Ogni conquista dell’uomo, nel bene e nel male – al di là del bene e del male – è sempre stata il risultato di un polemos, una guerra, un conflitto, condizionato quindi da quest’ultimo.

    Il conflitto dei conflitti: maschile e femminile in azienda

    Come nessun uomo presenta, a senso unico, i tratti tipici del maschile, così la donna non rappresenta al cento per cento i tratti tipici del femminile. Abbiamo visto anche l’approccio delle psicologia evoluzionista che definisce il grado di identificazione al ruolo associato al sesso biologico, come un dato di natura. Vi sono poi i fattori culturali e le dinamiche intrapsichiche che affondano le loro prime radici nell’infanzia e in rapporto alle figure genitoriali, che vengono poi rimaneggiate con lo sviluppo della sessualità. 

    Tutto concorre al continuo movimento di queste 2 archetipiche energie.

    Un uomo in posizione femminile non è necessariamente omosessuale o isterico, così come una donna che si discosta dallo stereotipo femminile non va da sé che scelga di amare le donne o soffra di nevrosi ossessiva. 

    Non solo: un uomo con forti tratti femminili può essere virile al pari di uno pienamente identificato alla mascolinità, se non addirittura risultare un maschio più completo. Stessa cosa per la donna: quella dal carattere più forte può esaltare la sensibilità femminile fino alle vette più alte. 

    Il possesso quindi  di particolarità appartenenti al principio opposto non diminuisce quelle considerate congruenti con il sesso biologico ma può, quando non prende il sopravvento, addirittura esaltarle e arricchirle attraverso la convivenza dei contrari. Viceversa l’adesione senza scarti a ruoli predefiniti implica impoverimento e ripetizione di stereotipi.

    La nostra singolarità è data dalla miscela unica e irripetibile che c’è in ciascuno di noi, di tratti femminili e maschili. Di energia abbiamo parlato più volte negli articoli precedenti (https://www.energyogant.it/la-prima-risorsa-di-diversita-ed-inclusione-sei-tu/).

    Artiste, scienziate, manager e tutte coloro che sono impegnate su un qualche versante esistenziale sono esempi di donne la cui femminilità può venir esaltata proprio dal possesso di tratti maschili, se essi non ne dominano completamente lo psichismo e restano in tensione con il femminile.

    Questi tipi hanno del maschile l’orientamento al sociale, la ferrea razionalità, un certo coraggio nell’osare e nel prendersi delle responsabilità. Ma, se conservano anche doti femminili, la loro capacità di cura, l’apertura all’altro e la ricettività ne saranno potenziate e non sminuite o schiacciate.

    Il maschile viene in aiuto al femminile nella misura in cui ne valorizza l’energia intuitiva e tempera gli eccessi. Allo stesso tempo gli uomini possono beneficiare dei loro aspetti più squisitamente femminili, se imparano a considerarli non come limiti ma come marce in più rispetto ai loro colleghi maschi “che non devono chiedere mai”. Qui è il femminile che può venire in aiuto: sensibilità e attenzione all’altro sono doti che limitano gli effetti distruttivi di individualismo e razionalità spietate. 

    Un uomo che non rinuncia alla sua componente femminile raccoglierà frutti e soddisfazioni più durature e meno effimere rispetto al puro esercizio del potere.

    Ecco che le caratteristiche dei due generi si completano e, se gestite correttamente, generano maggiore efficienza e bilanciamento di talenti in azienda.

    Rifiutare un genere a favore dell’altro rientra nella visione maschile della società.Il femminile crea e trasforma, il maschile concretizza.

    Raffele Morelli sostiene : “Ogni volta che rifiuto un uomo/una donna sto rifiutando una parte di me”.

    Non c’è altra via che il lavoro di crescita su di Sé attraverso la conoscenza dei propri meccanismi di funzionamento, la scoperta delle proprie potenzialità e la capacità di gestire i talenti in funzione della richiesta della situazione.

    Solo allora potremmo usare il femminile ed il maschile dentro di noi come ricchezza della diversità e inclusione delle sue parti. E nella manifestazione corretta di queste due energie, generare alte frequenze a beneficio del collega, del team di lavoro, dell’azienda in generale.

    «Non è il nostro compito quello d’avvicinarci, così come non s’avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra meta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma di conoscerci l’un l’altro e d’imparare a vedere e a rispettare nell’altro ciò che egli è: il nostro opposto e il nostro completamento.»

    Hermann Hess, Narciso e Boccadoro, 

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    UNASOLA Leadership – La nuova leadership sistemica nasce dall’integrazione del Maschile e del Femminile

    “Per essere insostituibili, bisogna essere diversi”

    Coco Chanel

    Nel mondo complesso e interdipendente in cui viviamo, le organizzazioni non possono più permettersi di operare secondo modelli gerarchici e lineari. Nel transito in cui siamo attualmente ,l’accelerazione di fragilità, ansia, non-linearita’, incomprensione cambia il modo in cui la leadership si esprime e si concretizza.

    Il modello tradizionale di massimizzazione del profitto sta lasciando spazio a modelli di economia rigenerativa, basati su sostenibilità integrata nel DNA aziendale, modelli di business circolari e collaborativi; strategie di adattabilità e antifragilità (non solo resistenza al cambiamento, ma capacità di evolvere grazie ad esso).

    La realtà attuale – fatta di crisi ambientali, disuguaglianze sociali, nuove vulnerabilità – ci impone un cambiamento profondo di paradigma: dalla frammentazione alla connessione, dalla competizione alla cooperazione.

    Nella complessità organizzativa moderna, né il modello maschile né quello femminile possono essere sufficienti da soli.

    Come si trasforma la leadership in questo scenario?

     L’ansia e la fragilità diventano fenomeni prevalenti. Le persone sono sotto stress, non solo a causa degli eventi esterni, ma anche a causa di un senso di vulnerabilità crescente.

    I leader necessitano di un approccio molto più empatico e psicologico. La capacità di comprendere le emozioni, i timori e le difficoltà dei propri team diventa essenziale.

    Devono essere in grado di ascoltare i segnali emotivi dei collaboratori, senza ignorare i loro bisogni psicologici. Supporto e cura diventano un focus prioritario.

    Non si tratta solo di gestire i risultati, ma anche di prendersi cura del benessere psicologico del team, creando un ambiente sicuro dove le persone si sentano supportate.

    La non-linearità e l’incomprensibilità del contesto richiedono che i leader distribuiscano il potere decisionale, rendendo la leadership più collaborativa e distribuita.

    In un mondo in cui gli eventi non seguono più un percorso lineare e prevedibile, è essenziale che i team possiedano un certo grado di autonomia e capacità decisionale.

    Si favorisce una leadership orizzontale, dove ogni membro del team è incentivato a esprimere opinioni e idee. La condivisione del potere diventa un aspetto fondamentale: la leadership non è più concentrata solo nella figura del capo, ma distribuita tra i membri del team.

    Anche la resilienza collettiva diventa un obiettivo della leadership: i leader devono aiutare il team a rimanere unito e a continuare a lavorare verso gli obiettivi nonostante gli ostacoli.

    I leader devono essere orientati a lungo termine, ma con una consapevolezza dei cambiamenti e delle sfide immediate, trovando un equilibrio tra gestione del presente e costruzione di un futuro sostenibile.

    L’integrazione del maschile e femminile per una Leadership completa

    In questa trasformazione, UNASOLA Leadership, integra le energie del Maschile e del Femminile come risposta potente e necessaria.

    Non si tratta di una questione di genere, ma di una competenza interiore ed evolutiva:

    🔹 Il femminile – presente in ogni persona – ci connette al sentire, alla cura, all’intuizione e alla capacità di creare relazioni autentiche. L’energia femminile è associata a qualità come l’empatia, l’intuito, la collaborazione, l’ascolto attivo, la cura e la capacità di accogliere l’incertezza

    🔹 Il maschile – altrettanto presente – ci orienta all’azione, alla chiarezza, alla visione strategica e alla realizzazione concreta. L’energia maschile è associata a qualità come l’assertività, la razionalità, la decisione rapida, l’orientamento ai risultati e il pensiero analitico.

    Quando la persona osserva, riconosce ed integra in sé queste due dimensioni, che gli appartengono al di là del genere, il leader si trasforma in un punto nodale consapevole all’interno di una rete vivente fatta di persone, contesti, relazioni e sistemi.

    Da un lato, l’energia maschile aiuta il leader a focalizzarsi su dati concreti, a utilizzare pensieri logici e razionali per risolvere i problemi e a prendere decisioni rapide in situazioni di crisi. Il leader deve essere in grado di analizzare la situazione, prevedere scenari e agire tempestivamente.

    Dall’altro, l’energia femminile apporta un’importante qualità: la capacità di adattarsi e accogliere l’incertezza. L’intuizione e la creatività, tratti più tradizionalmente associati all’energia femminile, sono vitali quando la situazione è troppo complessa o ambigua per essere affrontata solo razionalmente. L’energia femminile consente al leader di aprire la mente a soluzioni nuove e inaspettate, di sfruttare intuizioni che potrebbero non essere evidenti dai dati.

    Entrambe sono necessarie per una leadership efficace.

    Come lo Yin e lo Yang, il maschile e il femminile si completano a vicenda, creando un equilibrio dinamico e vitale, anziché una dicotomia rigida.

    Come nella natura, dove la forza strutturale degli alberi si unisce alla flessibilità del vento, così la leadership trova la sua massima espressione nell’armonia tra visione e relazione.

     Dall’interiorità alla cultura organizzativa

    UNASOLA Leadership nasce da questa integrazione, che non è solo personale, ma culturale e sistemica: una leadership capace di rigenerare la cultura aziendale dall’interno, mettendo in dialogo logiche differenti, valori umani e visione a lungo termine.

    È una leadership che sa ascoltare e agire, accogliere e guidare, immaginare e costruire. È una pratica relazionale e trasformativa che favorisce ambienti di lavoro più resilienti, inclusivi, creativi e capaci di affrontare l’incertezza.

    Strumenti pratici per una Leadership Integrata

    Il percorso UNASOLA Leadership fornisce strumenti concreti per aiutare leader e team a integrare le dimensioni maschili e femminili della leadership.

    Tra le metodologie utilizzate:

    • Simulazioni e role-playing: per sperimentare situazioni reali e affinare la capacità di integrazione tra visione e relazione.

    • Pratiche riflessive: esercizi di self-awareness per sviluppare una leadership più autentica.

    • Modelli operativi: strategie concrete per applicare l’approccio sistemico nella gestione di team e organizzazioni.

    Come un’orchestra ben accordata, una leadership bilanciata tra maschile e femminile permette di armonizzare diverse voci, creando un’unità che amplifica il valore di ogni singolo elemento.

    Perché UNASOLA?

    Perché oggi più che mai abbiamo bisogno di una sola direzione possibile:

    ✔ L’unità nella diversità.

    ✔ L’intelligenza ecologica e relazionale.

    ✔ La cooperazione a scapito della competizione.

    UNASOLA Leadership è un percorso unico, esperienziale e completo, strutturato in 7 moduli, che accompagna leader e team a esplorare ed integrare il proprio maschile e femminile, armonizzandoli ed integrandoli grazie all’utilizzo di strumenti pratici.

    Non si tratta solo di essere leader migliori.

    Si tratta di essere leader più autentici, più consapevoli, più umani.

    La vera forza nasce dall’integrazione: quando il Maschile e il Femminile lavorano insieme, dentro di noi e nelle nostre organizzazioni, diventiamo capaci di affrontare la complessità con vitalità, chiarezza, creatività e connessione profonda.

    Non dobbiamo più ‘gestire’ la complessità, ma viverla e co-evolverla.

    L’integrazione delle due energie maschili e femminili diventa il ponte tra razionalità e sensibilità, tra azione e relazione, aprendo la strada a una leadership che sa coniugare visione e cura, innovazione e inclusione, per costruire insieme il futuro.

    Approfondirò queste tematiche nel nuovo webinar gratuito UNASOLA leadership: Maschile e Femminile in azienda,  il 29 maggio dalle 12 alle 13. Per prenotare il tuo posto scrivi a info@myhara.it