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  • Il metodo

    UNASOLA Leadership | Il RISPETTO come atto sistemico

    Rispettare non è acconsentire. Non è cedere. Non è lasciar correre.
    Rispetto è riconoscimento.
    Riconoscimento dell’altro come soggetto vivo, portatore di un punto di vista, di un ritmo, di un valore..
    Rispettare è un atto generativo, che comincia ogni volta che ci fermiamo a guardare davvero — qualcuno o qualcosa — senza volerlo cambiare.

    Rispetto è una pratica relazionale che genera struttura, fiducia, tenuta.
    Ed è proprio per questo che non può essere ridotto a una questione morale o a un “comportamento appropriato”.

    In azienda, il rispetto non è una gentile concessione.
    Non è compiacere, cedere, o tacere.

    Nel linguaggio della leadership sistemica, il rispetto è un atto trasformativo e collettivo, perché tocca direttamente la qualità delle connessioni che tengono insieme un’organizzazione.

    Nel percorso UNASOLA Leadership, il rispetto è una forza viva, che attraversa il corpo, le parole, i gesti, i tempi. È la qualità della relazione, non il suo regolamento. È ciò che tiene in piedi la fiducia anche nei momenti più difficili.  Non è solo “educazione”: è ecologia relazionale.

    Rispetto non è comportamento: è cultura organizzativa

    Spesso si tende a trattare il rispetto come una competenza individuale o un insieme di buone maniere. Ma nelle organizzazioni complesse questo non basta.
    Il rispetto non è solo ciò che facciamo individualmente, ma come siamo messi in relazione dal sistema: dal linguaggio che usiamo, dalle procedure che adottiamo, dai tempi che concediamo o neghiamo.

    È sistemico, perché agisce su più livelli:

    • Interpersonale: come ci parliamo, come ci ascoltiamo, come ci lasciamo spazio.
    • Strutturale: come sono distribuiti potere, visibilità, possibilità di parola.
    • Culturale: cosa legittimiamo, cosa marginalizziamo, cosa lasciamo invisibile.

    Quando manca rispetto, il sistema entra in tensione sotterranea:

    • Le persone si chiudono, si proteggono, si disimpegnano.
    • Crescono i silenzi, le micro-aggressioni, la paura di esporsi.
    • Le diversità vengono vissute come minacce, non come risorse.

    Per questo rispettare è anche prendersi cura della sicurezza psicologica, del clima di fiducia, dei margini di autonomia reale.
    Non c’è innovazione, sostenibilità o collaborazione senza una cultura che normalizzi la differenza e non penalizzi il dissenso.

    Rispetto come ritorno a sé

    Ma il rispetto non può partire solo dall’esterno.
    Prima di riconoscere l’altro, serve riconoscere sé stessi. 

    Prima di tutto, Il rispetto è ritorno a sé. Perché nessuno può riconoscere l’altro, se non ha imparato prima a riconoscersi intero, a prendersi cura della propria fatica, dei propri bisogni, delle proprie verità.

    “Ama il prossimo tuo come te stesso.”
    Non è l’altro il termine di paragone, è il sé.

    Il manager che non si ascolta, che ignora il proprio limite, che vive in modalità reattiva e permanente emergenza, non può incarnare rispetto.
    Perché sarà spinto a controllare, difendere, negare.
    Senza un sano confine personale, si crea confusione tra assertività e rigidità, tra accoglienza e compiacenza.

    In questo tempo di soglie – incerte, instabili, interrotte – rispetto è la competenza più dimenticata e più urgente. È saper abitare la differenza senza volerla cancellare. È lasciare che il confronto sia fertile, che il limite diventi dialogo.

    Leadership salutare e rispetto sono inseparabili.
    Rispettare sé stessi significa:

    • Avere consapevolezza dei propri bisogni e limiti
    • Saper dire di no senza senso di colpa
    • Dare dignità alla propria vulnerabilità e a quella altrui

    Il rispetto verso l’altro comincia quando so dove comincio io, e dove finisco.
    Solo così posso abitare la differenza senza volerla cancellare.

    l rispetto e le due energie: Maschile e Femminile

    Nel nostro modello, il rispetto trova il suo equilibrio più profondo nell’integrazione del Maschile e del Femminile:

    • Il Maschile struttura, delimita, prende posizione.
    • Il Femminile ascolta, accoglie, connette.

    Il rispetto nasce quando queste due energie non si escludono, ma cooperano:

    • Quando la fermezza incontra la tenerezza
    • Quando la parola si accompagna al silenzio
    • Quando l’obiettivo non schiaccia la relazione

    Questo vale anche per il management:

    • Un leader che decide ma non ascolta, impone.
    • Un leader che ascolta ma non agisce, disorienta.
    • Solo chi integra decisione e ascolto, forza e empatia, struttura e fluidità può guidare senza dominare.

    In fondo, il rispetto è una danza, non un codice. Una danza tra differenze che non si annullano, ma si trasformano nel contatto.

    Il rispetto come intelligenza del sistema

    Un sistema sano non si regge sul controllo, ma sulla qualità delle connessioni.
    Lo dimostra anche la natura.

    Stefano Mancuso, scienziato e studioso delle intelligenze vegetali, ci ricorda che le piante vivono senza dominare. Sono cooperative, decentralizzate, capaci di comunicare, di sostenersi a vicenda. Nel sottosuolo di un bosco, le radici non si fanno guerra: si intrecciano, si scambiano nutrienti, si avvertono, si proteggono.

    “Le piante non sono competitive, ma basano la loro esistenza sulla collaborazione. Hanno sviluppato strategie relazionali più evolute delle nostre.”
    Stefano Mancuso

    Nel bosco, nessuna pianta cresce da sola. Le radici comunicano, si scambiano risorse, si avvertono del pericolo.
    Non competono, collaborano.

    Nelle organizzazioni umane accade lo stesso:

    • Se il rispetto è presente, le persone collaborano spontaneamente.
    • Se manca, si proteggono, si isolano o si oppongono in silenzio.

    Il rispetto è il terreno silenzioso su cui si costruisce tutto il resto:
    performance, innovazione, tenuta emotiva, creatività.. 

    Questo è il rispetto: un tessuto connettivo silenzioso, che tiene insieme.

    Nelle organizzazioni umane accade lo stesso:

    • Se il rispetto è presente, le persone collaborano spontaneamente.
    • Se manca, si proteggono, si isolano o si oppongono in silenzio.

    La domanda, oggi, è questa:
    Che tipo di relazioni vuoi abitare nella tua organizzazione?
    Relazioni di controllo, di difesa, di gerarchia? O relazioni fondate sul rispetto, sulla reciprocità, sulla cura che non si esaurisce nel dovere?

    Il rispetto non si insegna. Si incarna.
    Si sente nella qualità dello sguardo.
    Nel tono di voce.
    Nel tempo lasciato all’altro per finire una frase.
    Nel silenzio che precede una decisione.
    Nel corpo che non si impone, ma dialoga.

    UNASOLA Leadership: una scelta quotidiana

    UNASOLA Leadership non è un modello da applicare, ma una postura da incarnare.

    Rispetto significa creare spazio perché l’altro possa esistere pienamente.
    Come con una pianta: non la si forza a crescere, le si libera la luce.

    In un tempo frammentato, competitivo e veloce, rispettare è un atto sovversivo.
    Significa scegliere di restare umani.
    Scegliere relazioni autentiche.
    Scegliere la connessione come strategia, e non come optional.

    Perché non esiste sistema funzionante che non tenga insieme tutte le sue parti.
    E non esiste leadership che duri, se non parte da qui: dal riconoscere sé stessi, l’altro, e ciò che li tiene insieme.

    Se sei interessato ad approfondire e a sperimentare UNASOLA Leadership: Maschile e Femminile in azienda, contattami direttamente

    Simona Santiani 3387438166 – s.santiani@myhara.it

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