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    Il primo passo per la gestione delle emozioni in azienda post Covid 19

    Di quali emozioni in azienda stiamo parlando?

    Sicuramente stiamo vivendo in un processo emotivo importante nella nostra vita e di cui si parla poco.

    Oggi non siamo in un’epoca di cambiamenti ma, come dice Papa Francesco, in un cambiamento d’epoca.

    E noi cosa stiamo facendo per “fluire” in questo cambiamento d’epoca, che è già in essere?

    Il primo passo per affrontare qualunque fase di transizione nella nostra vita è la CONSAPEVOLEZZA.

    Superare la pandemia di Covid 19 e pensare a come ripartire impone delle esigenze alla nostra psiche e se non gestiamo tutto questo la ripresa sarà molto più lenta.

    Viceversa, se presti attenzione a cosa sta capitando dentro di te, alle tue emozioni, alle tue emozioni in azienda, ai tuoi bisogni sarai meglio preparato a gestire le dimensioni umane di tutte le diverse fasi di questa ripartenza.

    Sarai più capace di contenere la crisi, riprendere il controllo, minimizzare i possibili danni e partire al meglio.

    Jung parlava di “inconscio collettivo”, un contenitore psichico collettivo che appartiene a tutti gli esseri umani e che comprende anche i valori socio-culturali del mondo in cui viviamo.

    E’ innegabile che il contesto culturale in cui viviamo influenzi i nostri valori, le nostre motivazioni e comportamenti.

    Ed ora tutto ciò è ancora più vero.

    Rischiamo di cadere nella grande rete dell’inconscio collettivo, di provare paura perché tutti la provano, di sentire rabbia perché tutti sono arrabbiati, di credere a quello di cui la maggior parte delle persone crede ecc.

    Ciò che invece è particolarmente necessario in questo periodo è connetterci con la nostra intuizione, con la nostra saggezza interiore, con la nostra voce interna.

    Cosa ci serve per gestire le nostre emozioni in azienda e nella vita?

    Se non abbiamo chiaro quanto carburante abbiamo, se stiamo viaggiando in 500 o in Maserati, se siamo in riserva o con il serbatoio pieno, come facciamo ad incamminarci con successo verso qualunque destinazione, personale e professionale?

    In che modo la quarantena ti ha cambiato?

    Come sono cambiate le tue relazioni con i colleghi?

    Come sono cambiate le tue relazioni lavorative?

    Come sei cambiato tu rispetto al tuo lavoro?

    Cosa hai imparato di nuovo rispetto al tuo lavoro in questo periodo?

    Prendi carta e penna e dedica un po’ di tempo a queste risposte.

    Molto di ciò che guida i nostri pensieri e i nostri comportamenti agisce a livello inconscio e cioè al disotto della nostra consapevolezza.

    Se anche non hai subito chiare le risposte a queste domande, non preoccuparti. Occupati di continuare a farti le giuste domande affinchè si aprano nuovi scenari dentro di te che ti permettano poi, anche quando meno te lo aspetti, di accedere alle risposte giuste per te.

    Attraverso le domande accediamo ad un livello di consapevolezza più alto rendendoci più coscienti di alcune dinamiche che avvengono dentro di noi, che altrimenti non emergerebbero così chiaramente.

    Inoltre le domande ci permettono di accedere alle nostre risorse interiori che molto spesso non ci rendiamo nemmeno conto di avere.

    Ci permettono di avere una nuova visione di noi stessi, se ci prendiamo la responsabilità di essere onesti con noi.

    Avremo il premio di nuovi punti di vista e così si aprirà lo spazio per nuove interpretazioni della realtà, nuove azioni e nuove soluzioni.

    Impareremo a gestire meglio le nostre emozioni in azienda e a trasformarle in nuove azioni costruttive.

    Le domande sono strumenti semplici ma estremamente potenti per il nostro benessere.

    Perché è così difficile ripartire in questo momento sia in azienda che nella vita?

    Perché siamo sopraffatti da un meccanismo molto importante che, se non siamo consapevoli, potrebbe rovinarci la vita.

    Stiamo vivendo collettivamente la più grossa espressione di un’emozione di perdita e lutto che ci coinvolge tutti indistintamente per razza, colore della pelle, ceto sociale.

    Quella sensazione che tutti proviamo è dolore, ma di cui non siamo consapevoli. Sentiamo che le cose stanno cambiando, sono cambiate ma in realtà non sappiamo veramente in quale direzione.

    Di per se già il lutto ci porta ad una distanza psicologica, ora siamo anche isolati fisicamente.

    Quindi il dolore si aggiunge al dolore, l’isolamento all’isolamento.

    Lucia Giovannini, insegnante del metodo Louise Hay, membro dell’American Psychological Association, autrice di diversi best seller, ci parla di “dolore anticipatorio o lutto anticipatorio “.

    Il dolore anticipatorio è qualcosa che proviamo rispetto a ciò che pensiamo ci riservi il futuro, quando siamo incerti (per es. la morte anche di una persona cara, oppure se riceviamo per noi stessi una diagnosi preoccupante).

    L’idea che potremmo perdere qualcosa ci terrorizza. Come un vero virus porta molta confusione perché invisibile. La nostra mente primitiva, il nostro cervello rettiliano sente qualcosa ma non lo può vedere ed indentificare. Questo manda in frantumi il nostro senso di sicurezza.

    La prima emozione che proviamo è proprio la perdita di sicurezza.

    Si stanno manifestando 3 tipi di perdita:

    1. perdita della “normalità”
    2. perdita di persone fisiche
    3. perdita di lavoro

    Stiamo vivendo un dolore di cui in realtà non siamo consapevoli.

    Come uscire da questo dolore e gestire meglio le nostre emozioni in azienda e nella vita?

    Il segreto è andare alle radici e al suo significato.

    Nel dolore anticipatorio è la mente che va verso il futuro e immagina il peggio.

    Quindi la risposta è imparare a stare nel presente con strumenti e tecniche che ci aiutino a prendere consapevolezza di come possiamo agire invece che reagire.

    1) Un semplice esercizio è quello di portare attenzione all’ascolto del tuo respiro, all’aria che entra ed esce dalle tue narici, osservandone la differente temperatura e lasciando che il respiro si faccia sempre più lento, calmo e potente.

    2) Un altro esercizio è provare a domandarsi:

    “Che emozione sto provando in questo momento?“  

    “Dove la sento nel corpo?”

    Già iniziare a fare questa indagine esplorativa ci permette di creare un distacco dall’emozione che poco prima aveva preso il sopravvento.

    3) Un altro semplice esercizio potrebbe essere quello di osservare, nella stanza dove sei, 3 oggetti dello stesso colore, osservandone la forma, la sfumatura del colore stesso, il materiale di cui è composto, l’emozione che mi suscita osservandolo.

    Sono tutti esercizi che ci aiutano a non andare nè avanti (futuro) né indietro (passato) ma a stare con il presente, a stare con ciò che è, semplicemente, mettendo in sospeso il giudizio per cogliere soltanto il movimento interno.

    Come se fossimo semplici osservatori di ciò che accade.

    Tutto è movimento sempre. Questo è un pensiero di grande sollievo perché ci porta ad una comprensione delle nostre emozioni come movimento che può essere governato e gestito.

    Se sei interessato, partecipa al nostro webinar di mercoledi 13 maggio dalle 17 alle 19 dove comprenderemo meglio cosa significhi emozione e movimento e come sperimentare nella vita lavorativa quanto la consapevolezza delle nostre emozioni sostiene e migliora i nostri risultati.

    Clicca QUI per il programma e per partecipare.

    www.myhara.it

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