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insicurezza

  • Il metodo

    La paura di esprimersi si supera con l’ascolto

    L’ascolto è un’arte!

    Ascoltare non è un senso che abbiamo dalla nascita, non ha a che fare con l’istinto.

    Ascoltare non vuol dire solo sentire le parole, vuol dire anche capire ciò che l’altro non dice ma che comunica con tutto il corpo. 

    Ascoltare comporta l’osservare.

    Ascoltare vuol dire fare silenzio dentro di noi, per essere disponibili all’altro.

    Porre attenzione all’altro.

    Nel momento in cui commentiamo, reagiamo, prepariamo la nostra risposta ecc., non ascoltiamo più e amplifichiamo nell’altro la paura di esprimersi.

    Silenzio esteriore e interiore sono altresì importanti. 

    Il silenzio esteriore permette all’altro di parlare, mentre il silenzio interiore consente a chi ascolta di provare sensazioni e accompagnare la persona ascoltata. Sentirla.

    Gli ingredienti dell’ASCOLTO

    L’ ascolto ha a che fare con 2 elementi fondamentali:

    l’ATTENZIONE e il SENTIRE.

    Quando imparo ad ASCOLTARMI con chiarezza, aumenta la fiducia in me stesso, il senso del valore che mi attribuisco e la consapevolezza che nessuno è perfetto e che posso permettermi di sbagliare. 

    Ecco che inizia a sciogliersi un po’ anche la paura di esprimersi.

    Per imparare ad ascoltarmi devo mettere in campo la capacità attentiva.

    Essere attenta/o ai giochi della mia mente, ai sintomi del mio corpo, che spesso hanno messaggi importanti da trasmettere, alle sensazioni che percepisco.

    Per imparare ad ascoltarmi devo imparare a sentirmi. 

    Sentire implica riconoscere le emozioni che provo, individuare come e dove le provo attraverso il corpo, implica creare una relazione con la parte più intima di Sé, con la propria energia femminile, al di là del gender.

    Quando mi ascolto ( pongo attenzione e mi sento) mi rafforzo e mi fido.

    Se l’attenzione e il sentire sono gli elementi fondamentali dell’ascolto, il passo successivo e’ la fiducia.

    Quanto ti fidi di te stesso ? Di ciò che senti e di ciò che pensi ?

    Sembra semplice. Eppure fidarsi del proprio sentire e’ l’ultima cosa che mettiamo in atto. 

    Quante volte capita di sentire, nella primissima impressione, disagio, fastidio, rigidità rispetto ad una persona e/o ad una situazione, un ambiente e di non prendere minimamente in considerazione quelle sensazioni, dando spazio assoluto al nostro pensiero cognitivo, analitico e razionale, salvo poi ricordarci, quando le cose non sono andate come desideravamo che, sin dall’inizio, avevamo percepito che qualcosa non andava ? Capita quasi sempre.

    Tutte le volte che non si e’ stati capaci di ascoltarsi, si è alzato il volume dell’insicurezza e del giudizio nei confronti di noi stessi: aumenta così  la paura di esprimersi.

    Insicurezza e giudizio rispetto a chi e a che cosa ? Rispetto al nostro giudice interiore e alla “persecutoria” idea di perfezione.

    The missing Piece: una favola per adulti

    Harold S. Kushner nel libro “ Nessuno ci chiede di essere perfetti, nemmeno Dio “ racconta una favola The Missing Piece di Shel Silverstein.

    C’era una volta un cerchio a cui mancava un pezzo.

    Gli avevano tagliato via un grande spicchio triangolare.

    Il cerchio voleva essere integro, senza parti mancanti, così cominciò a cercare il pezzo che gli mancava.

    Ma siccome non era completo, riusciva a rotolare  per il mondo solo molto adagio e così ammirava i fiori lungo la via, chiacchierava con le farfalle e si godeva il sole.

    Trovò moltissimi pezzi ma nessuno andava bene. 

    Alcuni erano troppo grossi, altri troppo piccoli. 

    Alcuni troppo quadrati, altri troppo a punta. 

    Perciò li lasciava sul ciglio della strada e riprendeva la ricerca. 

    Un bel giorno ne trovò uno che gli andava a pennello. 

    Come fu felice ! Finalmente sarebbe stato integro, senza parti mancanti. Incorporò il pezzo e cominciò a rotolare. 

    Adesso che era un cerchio perfetto, rotolava velocissimo, troppo per osservare i fiori e parlare con le farfalle.

    Quando si rese conto di come sembrava diverso il mondo, ora che lo percorreva rotolando così veloce, si fermò, lasciò il pezzo mancante sul ciglio della strada e piano piano se ne rotolò via di nuovo, cercando il suo pezzo mancante.

    Morale : siamo più integri quando ci manca qualcosa! 

    Non ci viene chiesto di essere perfetti, ne’ di non commettere errori, ma di essere integri.

    Essere integri significa accogliere tutti i nostri pregi e i nostri difetti e comprendere che siamo perfetti così come siamo. Siamo unici nella nostra imperfezione.

    Essere integri significa superare il bisogno di fingere di essere perfetti e la paura di venire rifiutati perché non lo siamo.

    La paura, cioè, di manifestare noi stessi. 

    E manifestando, scegliere.

    Spesso non sappiamo chi siamo, non abbiamo chiaro cosa vogliamo e ancora meno come esprimerlo.  Ciò che vogliamo ha un significato determinante nella sua ricerca e nella scelta. 

    Il volere non è un obiettivo, un oggetto, un profitto da raggiungere, ma una espressione autentica di noi. 

    Fa ciò che vuoi

    Nel Libro “La storia infinita” romanzo fantastico dello scrittore tedesco Michael Ende, pubblicato nel 1979 viene consegnato al protagonista l’ AURYN, l’amuleto che rappresenta l’Infanta Imperatrice, con l’imperativo “Fa ciò che vuoi” 

    “questo vuol dire che posso fare tutto quello che mi pare?”

    “No, vuol dire che devi fare quel che è la tua vera volontà, e nulla è più difficile.” è la risposta.

    Sant’ Agostino, nel Commento alla Prima Lettera di San Giovanni scrive “Ama, e fa’ ciò che vuoi”. Come a ribadire l’importanza di seguire profondamente l’amore come principio-guida.

    Se non ci siamo ascoltati, se non siamo consci della nostra volontà, e magari ci troviamo in un ambiente incerto, la nostra espressione si fa reazione scomposta e non azione. 

    E’ un pò come quando al ristorante non sappiamo cosa ordinare: se non sai cosa ti piace, sceglierai con probabilità un piatto che poi non ti soddisferà a pieno, o prenderai quello che hanno preso gli altri, o rinuncerai. 

    Certo hai scelto/ agito ma hai anche perso l’occasione di nutrire te stesso con consapevolezza.

    Se conosci chi sei, cosa vuoi, qualunque scelta ti soddisferà perchè non è la scelta in sè che ti nutre ma la consapevolezza e l’emozione nel farla e nel viverla.

    Allenarsi a tutto ciò significa osare, significa accettare di sbagliare, accogliere anche la possibilità che l’altro ci rifiuti e non per questo sminuisca il nostro valore.

    Nella tua realtà aziendale oggi quanto ancora  inficia la paura di esprimersi con la qualità di risultati, la proposta di soluzioni, la tua creatività ?

    Conosci te stesso

    Conoscersi è un viaggio che ci porta all’interno.

    L’ascolto del corpo è il primo passo. 

    La  fiducia nei pensieri, il contatto con le emozioni, la libertà concessa a noi stessi sono i successivi.

    Come liberarsi dalla paura di esprimersi, di esporsi e manifestarsi in sicurezza?

    Ascolta chi sei 

    Nella pratica Yoga ritroviamo il concetto di Svadhyaya: lo studio del Sè

    Svadhyaya è il penultimo Nyama descritto da Patanjali negli Yoga Sutra. 

    E’ un dovere che dobbiamo prendere verso noi stessi per  ricercare la nostra autenticità. 

    Diventando consapevoli di cosa non siamo, possiamo poi progredire nella comprensione di ciò che siamo, di cosa ci piace fare, dei nostri gusti, dei nostri desideri.

    Più ci avviciniamo a noi stessi più avremo chiarezza, ma anche consapevolezza, delle risorse interne che ci sono state naturalmente donate, che ci guidano nelle scelte della nostra vita, nella direzione da prendere, nel rapporto con gli altri.

    Associare un’emozione a un punto fisico ci restituisce una visione chiara di cosa ci sta succedendo: se abbiamo un dolore alle spalle forse ci stiamo caricando di responsabilità che non riteniamo siano di nostra competenza. 

    Se il sonno ci coglie spesso può essere che abbiamo perso di vista il nostro obiettivo perché quando c’è la voglia di raggiungerlo è più forte di qualsiasi distrazione, più gratificante di qualsiasi sosta a riposare.


    Se abbiamo fitte ai reni, forse la paura ha preso il posto dell’energia vitale.

    Abbi fiducia in ciò che pensi

    Spesso capita che in momenti di necessità le intuizioni risolvano la situazione.

    Albert Einstein diceva: “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo fedele. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”

    Avere un’intuizione significa scoprire ciò che era nascosto, qualcosa che non era di per sé evidente, senza l’aiuto del pensiero logico-razionale.

    Quanto ci fidiamo delle nostre intuizioni? Solitamente molto poco.

    A volte perché non abbiamo la giusta predisposizione all’ascolto, altre perché lasciamo vincere la paura di sbagliare.

    Seguire un’intuizione, un pensiero, presuppone una fiducia in Sé radicata.

    Inoltre il possibile sbaglio porta nervosismo, inadeguatezza e infelicità. 

    Quando ci capita, perchè capita a tutti, ci immedesimiamo in queste emozioni, le registriamo, ricordiamo e le evochiamo nel momento della scelta successiva.

    Perchè non facciamo lo stesso con le emozioni associate ai traguardi raggiunti, alle vittorie, ai risultati consolidati? 

    Perché siamo programmati per riconoscere i traumi e minimizzare la potenzialità delle nostre risorse? Quante volte realmente lo sbaglio ha creato conseguenze dannose quanto quelle immaginate?

    Occorre avere fiducia in Sé, e in ciò che facciamo.

    Ognuno di noi ha risorse profonde e qualità che chiedono di nascere e di essere vissute. Accorgersi delle esperienze positive, rafforza la fiducia in noi stessi e riprogramma il circolo mentale legato alla paura dello sbaglio.

    La fiducia oltre ad essere riposta nella nostra mente dobbiamo riporla anche nel corpo: una macchina perfetta che se equilibrata ha soluzioni infinite e sempre evolute per adattarsi e rispondere a qualsiasi tipo di sollecitazione o aggressione. 

    Il nostro corpo e il miglior packaging mai realizzato. Siamo l’espressione massima dell’evoluzione e siamo in continuo divenire. 

    Ricerchiamo quindi con fiducia le risorse interne, e attraverso pratiche e buone abitudini anche il corpo ci sosterrà. Le nostre scelte diventeranno manifestazioni di noi e non solo azioni scomposte nel tempo e nello spazio. La nostra paura di esprimersi si dissolverà lasciando spazio al flusso creativo.

    Mettiti in contatto

    L’ascolto del proprio corpo e delle sue sensazioni ci porta alla necessità di creare connessioni tra l’interno e l’esterno.

    Tra quello che pensiamo, auspichiamo e il nostro modo di esprimerlo.

    In questo modo la nostra espressione sarà libera ed energica.

    Se sono in buona salute, la mente lucida, gli obiettivi chiari e in linea con le mie necessità la parte espressiva si alleggerisce perché sostenuta da forti convinzioni ed elasticità mentale e fisica.

    La manifestazione non diventa urgente, necessaria, rischiosa ma naturale e funzionale al mio ruolo. E più utile per l’azienda.

    Questo non significa che l’altro accoglierà o riconoscerà per buono,costruttivo, geniale il tuo intervento o la tua proposta. Tu lo farai. E così avanzerai con rispetto  per te stesso e immedesimazione nel tuo lavoro connettendo risorse, energie e sentimenti positivi a quello che fai.

    In questo percorso manca un passaggio: concedere a se stessi la libertà.

    Concediti Libertà

    La libertà di cambiare idea.

    La libertà di sbagliare.

    La libertà di avere paura.

    Queste libertà, se vissute in consapevolezza diventano passaggi ad uno stadio di migliore espressione del Sé.

    La consapevolezza che deriva dall’ascolto produce un effetto “brezza” che riconosce ognuna di queste libertà e poi, come nuvole nel cielo, le lascia passare senza che queste diventino muri o ancore per la fondamentale libertà di espressione del Sé che è alla base della nostra esistenza.

    Non limitiamo le nostre potenzialità. Anche la fisica quantistica ci ricorda che siamo immersi in un universo di infinite possibilità dove la coscienza, il Sé , è protagonista e co-creatrice della realtà.

    Esercizio 

    Prova a pensare alla  PEGGIOR  COSA che potrebbe succedere se tu osassi dire ciò che pensi a proposito di… (pensa a qualcosa che vorresti dire in azienda e che continui a sottacere) 

    • Fai l’elenco di almeno 3 delle peggiori conseguenze.
    • Respira, chiudi gli occhi e immagina la scena di ognuna di esse.

               Immaginala come se…esattamente… con tutti i dettagli.

    • Con un bel espiro, apri gli occhi e chiediti come stai ora?
    • Osserva se quello che all’inizio ti sembrava una grossa criticità, ora ha assunto una consistenza più leggera.

    Potresti, superare la paura della minaccia e quella di esprimersi e mettere in campo un’azione in quella direzione ?

    Definisci quale azione metterai in essere. Basta una piccola azione.

    Definisci quando la farai. E’ importante per dare concretezza e forza ai tuoi pensieri e renderli azioni.

    Osserva tutte le emozioni che si muovono dentro di te in ogni fase di questo esercizio. E’ in questa osservazione che si attua la trasformazione.

  • Il metodo

    Pranayama Focus: respirare equivale a vivere

    Respirare equivale a vivere perché, “Quando il respiro vaga, la mente vacilla”. Patanjali

    E quando la mente vacilla siamo in balìa degli agenti esterni e prosciugati della nostra energia.

    Tutta la nostra vita è legata al respiro, la nostra nascita avviene con un respiro che ci permette di fare la nostra entrata nel mondo, allo stesso modo la nostra dipartita avviene esalando l’ultimo respiro.

    Dal nostro modo di respirare dipende quindi la qualità della nostra vita.

    Prana significa “forza vitale” e Ayama significa espansione.

    Prana-ayama = respiro come capacità di avere un controllo totale su Se stessi.

    Il prana è la parte più sottile, essenziale del respiro, è energia vitale. Per semplificare con un’immagine, è come quando ci si trova in riva al mare o in cima alla montagna, dove l’aria è più pulita e rarefatta e si coglie la pienezza del respiro.

    Un respiro lungo e lento denota stabilità, introspezione, salute fisica, controllo mentale. Un respiro corto e veloce denota insicurezza, ansietà, scarso controllo mentale e anche molta istintività, oltre che inevitabilmente una salute instabile.
    La nostra salute, il nostro stile di vita, la nostra capacità di vivere bene la vita sono strettamente legate all’attività meccanica del nostro respiro.

    In media le persone compiono 13-15 atti respiratori al minuto. Se il respiro è molto corto, si può arrivare a 20-25.  La meditazione, lo yoga e gli esercizi di pranayama ci aiutano a  vivere bene a lungo allenandoci a respirare non più di 8-11 volte al minuto.

    Il nostro cervello controlla 50-90 trilioni di cellule viventi nel corpo e le rinnova ogni 72 ore grazie agli ioni della terra chiamati Prana. Ogni cellula del nostro corpo viene completamente rinnovata ogni 18 mesi. Per operare questo rinnovamento continuo il nostro sistema necessita di molta energia. E il respiro è il veicolo del Prana, l’energia.

    Pensando al respiro, l’immagine che si presenta è quella dei polmoni: tutti sappiamo che è all’interno dei polmoni che avvengono gli scambi gassosi necessari alla nostra esistenza. È tuttavia interessante ricordare che i polmoni sono passivi durante la respirazione, e che questa avviene a seguito di movimenti muscolari (diaframma, che forma una sorta di cupola che separa il torace dall’addome; gli intercostali; i muscoli toracici e gli addominali). Il principale motore della respirazione è dunque il diaframma. In realtà il diaframma e’ coinvolto in tutte le funzioni fondamentali dell’organismo, da quelle psichiche,emozionali a quelle strutturali.

    La respirazione è un fatto meccanico per preservare la vita stessa. Questo automatismo può però essere interrotto volutamente quando inseriamo la nostra volontà di modificare il respiro stesso.

    Perchè è importante modificare il respiro automatico e/o meccanico?

    La risposta è semplice. Il nostro respiro è strettamente legato alle nostre emozioni.

    Una emozione forte come la paura, lo stress, l’ansia rendono il nostro respiro instabile e troppo veloce. Un respiro troppo veloce non permette una corretta ossigenazione del cervello, le emozioni in questo caso la fanno da padrone e dunque il lato istintivo dell’essere avrà il sopravvento su tutto il funzionamento della macchina umana.

    Non a caso ci vengono in aiuto la mindfulness e la meditazione. La meditazione ha un effetto calmante sulla mente. La meditazione, inoltre, è la possibilità di lavorare su se stessi partendo dalla respirazione.

    E’ proprio grazie alla respirazione che si riesce a rallentare il flusso dei pensieri e quindi a “non pensare”. Il non pensare permette di collegare se stessi al proprio “Se”. Lavorare sul proprio subconscio permette di creare condizioni straordinarie per una migliore qualità della vita stessa.

    Imparare correttamente a respirare aiuta a eliminare l’80% delle tossine dal nostro corpo, grazie al lavoro profondo che viene effettuato sugli organi interni e sull’ossigenazione del sangue.

    L’energia vitale (prana) che fluisce attraverso il corpo, calma istantaneamente la mente, riduce la fluttuazione del pensiero, ridimensiona le emozioni e pulisce il sistema nervoso.
    Il respiro consapevole allena ed espande la capacità polmonare rafforzando il sistema immunitario e riducendo il rischio di sviluppare malattie, grazie all’eliminazione di anidride carbonica nel sangue.

    Il prana dà al corpo e alla mente lo stesso potere e lo stesso impulso che la corrente elettrica dà a un apparato a essa collegato.

    Quando il respiro è insufficiente e povero, il nostro fisico è privo di ossigeno ed anche di energia.

    La nostra forza e la nostra energia non dipendono dal corpo fisico, ma dal nostro “corpo elettrico”, noi siamo un campo elettromagnetico che quanto più ogni giorno si nutre di respiro consapevole ( pranayama) tanto più  aumenta e mantiene la propria vitalità nel tempo.

    Tutti possono praticare le tecniche di pranayama, senza limite di età o senza limiti fisici. Numerosi sono i benefici che possiamo ottenere praticando queste tecniche di respirazione:


    – l’eliminazione delle tossine a sostegno di una buona digestione.
    – Miglioramento della circolazione sanguigna e linfatica.
    – Tonificazione del sistema nervoso e rinforzo di quello immunitario.

    Utilizzando esercizi pranayama possiamo imparare ad agire positivamente sulla memoria, aiutando a liberarci dai pensieri negativi e dalle paure che bloccano la nostra creatività e la voglia di cambiamento.

    Il Pranayama funziona perché:

    • Utilizziamo appieno la nostra capacità polmonare, migliorando quindi l’ossigenazione di tutto il corpo a beneficio di ogni singola cellula.
    • Gli organi non ricevono solo ossigeno ma ricevono anche sangue in abbondanza e la loro efficienza viene incrementata.
    • Le variazioni di pressione nella cassa toracica vengono intensificate, e ciò significa una migliore circolazione del sangue tra una cavità e l’altra, perché quando la differenza di pressione è notevole, la circolazione aumenta.
    • I cambiamenti di pressione sollecitano gli organi che vengono compressi e decompressi migliorandone le funzioni.

    Con un po’ di allenamento nella pratica del pranayama, si possono sperimentare pace mentale, riduzione delle tensioni, aumento del senso di benessere, ordine e disciplina del proprio comportamento.

    Controllare il respiro significa controllare la nostra mente.

    Ci permette di accompagnare la nostra mente di modo da creare con lei una partnership ed andare nella stessa direzione.

    Il ritmo del nostro respiro e il nostro stato mentale sono inseparabili.

    Più lento è il ritmo della nostra respirazione, maggiore è il controllo che abbiamo sulla mente.

    Ogni volta che ti senti debole e senti di aver bisogno di un caffè inspira e trattieni per il tempo che riesci.

    Fallo 7 volte. Ti sei ricaricato/a.

    Per smettere di fumare: fallo per 7-15 volte per 7-15 giorni. In quel tempo abituerai il corpo a sostituire il bisogno di nicotina con il bisogno di ossigeno.

    Ogni volta che desideri qualcosa ma ti vuoi liberare di quel desiderio, il mantra è “inspira e trattieni”.

    Respirare correttamente porta diversi benefici, eccone alcuni:

    • regola ansia e stress
    • elimina suscettibilità e irritabilità nervosa;
    • rallenta e migliora il ritmo cardiaco;
    • crescita della resistenza alle infezioni;
    • consente di eliminare le tossine
    • elimina il rischio di malattie cardiovascolari;
    • elimina la stanchezza cronica;
    • guarigione di problemi respiratori;
    • normalizza i valori della tensione arteriale;
    • stimola il sistema linfatico, l’eliminazione di tossine e scorie dall’organismo diventa più efficiente.
    • longevità;
    • elasticità e luminosità della pelle;
    • il corpo può aumentare il calore o rinfrescarsi a seconda della tecnica di PRANAYAMA utilizzata;
    • la mente si calma, rilassamento globale dell’intero essere;
    • equilibrio energetico a livello di tutte le funzioni del corpo;
    • vitalità;
    • stato di entusiasmo, voglia di vivere;
    • fiducia in se stessi, potere d’azione.

    In Pranayama Focus, abbiamo scelto delle tecniche di respiro adatte ad essere integrate in un percorso di crescita individuale ed aziendale, per ottimizzare e migliorare il benessere della persona.

    Fondamentale è integrare un lavoro sul corpo accompagnato da tecniche respiratorie che favoriscono lo scioglimento delle tensioni, ed un recupero posturale corretto. Asana Dynamic e Pranayama Focus funzionano in sinergia.

    Il respiro è anche influenzato dalla nostra postura, soprattutto se passiamo molte ore seduti davanti ad un computer, la cassa toracica rimane costretta e senza accorgercene spesso tratteniamo il respiro.

    Si tratta di cominciare a portare nella nostra vita lavorativa di tutti i giorni delle piccole sane abitudini, che attraverso la pratica costante in poco tempo diventano naturali.

    Diventano importanti risorse da sfruttare nelle relazioni, nella gestione dei conflitti interni e degli stati d’ansia lavorativi, soprattutto quando siamo sottoposti ad alti carichi di lavoro.

    Una corretta respirazione, attenua i “rumors” della mente, porta calma e chiarezza di visione, favorisce migliori intuizioni, aumenta i livelli di energia e li tiene costanti ed elevati nel tempo.

    Ecco un paio di esercizi di pranayama che suggerisco di provare a fare ogni giorno, anche piu’ volte al giorno:

    1. Respiro lento e profondo :

    1. Riempi la parte bassa dei polmoni. L’aria che entra spinge verso il basso gli organi addominali, e la pancia si espande.

    2. L’area toracica si riempie d’aria e si espande lateralmente insieme alle scapole.

    3. Riempila  parte alta dei polmoni, la clavicola si alza e lo sterno si espande leggermente.

    Nell’espirazione, la sequenza avviene al contrario: svuota i polmoni dall’alto verso il basso.

    Anuloma Viloma, ovverola Respirazione a narici alterne 

    Come pratica quotidiana e ogni qualvolta tu ti senta stanco, arrabbiato, aggressivo o in preda alle emozioni.

    Si tratta di una respirazione diaframmatica: è il diaframma che lavora. Quello che senti è l’ombelico che a ogni inspiro esce e si gonfa come un palloncino e su ogni espiro si ritrae verso la colonna vertebrale. Il torace e le spalle sono fermi, non si muovono. Prima di passare alla pratica vera e propria, prova a fare qualche respirazione semplice con una mano sulla pancia!

    Chiudi poi la narice sinistra con l’indice della mano sinistra, inspira dalla narice destra per 3 secondi, trattieni a polmoni pieni chiudendo entrambe le narici per 3, rilascia dalla narice sinistra, lasciando l’indice sinistro e tenendo premuto solo il destro sulla narice destra per 6, trattieni a polmoni vuoti per 3.

    Ricomincia quindi dalla sinistra, come sopra: inspira 3, trattieni 3, espira 6, trattieni 3.

    Questo è 1 ciclo completo: prova a raggiungere un totale di 5 cicli.

    Alla fine della pratica, circa 1 minuto e 30, potresti provare sensazioni insolite, come giramento di testa, vampate di calore, freddo, senso di pesantezza o leggerezza: se sono temporanee va tutto bene. Sono dovute al corpo che si adatta sia a nuova immissione di ossigeno che alle tossine che vengono rilasciate.

    Le tecniche di Pranayama sono molto potenti (utilizzare sempre la massima cautela ed iniziare sempre dalle tecniche più semplici) e quindi necessitano di una profonda conoscenza e devono essere eseguite preferibilmente con la supervisione di un maestro esperto.

    Le più importanti e conosciute sono le seguenti:

    • Bhastrika Pranayama
    • Ujjayi Pranayama
    • Visama Vrtti Pranayama
    • Sama Vritti Pranayama
    • Kapalabhati, esercizi di espirazione forzata

    Con la pratica constante, potresti notare modifiche nel tuo modo di pensare, maggiore tranquillità, minor reattività, cambiamenti energetici. Il tutto gratuitamente e senza troppo sforzo.

    Se sei interessato, puoi approfondire Pranayama Focus, II pillar del Metodo Energyogant.

  • Dicono di noi

    A wellness story: Simona Santiani e myHARA

    tratto da www.wellnest.live Marzo 2018

    Da quando avevo 16 anni ho sempre avuto un’attrazione per il benessere della persona. Dal punto di vista fisico ero una sportiva, adoravo sciare e camminare in montagna, praticavo l’aerobica della Jane Fonda e correvo più volte la settimana. Sono diventata istruttrice di aerobica negli anni ’80, poi insegnante di mat Pilates e successivamente, per crescita personale, istruttrice di hatha yoga, certificate C.S.E.N.

    Ho sempre amato anche approfondire la conoscenza della mente umana e il mondo delle emozioni. Mi sono laureata in pedagogia ad indirizzo psicologico e non ho mai smesso di fare percorsi alchemici/emozionali. Sempre più mi sentivo orientata verso questo inscindibile connubio di corpo, mente e spirito. Sono diventata LoveManagement Coach e poi NSL Coach certificate ICF.

    Ma la mia vita viaggiava da sempre su 2 binari paralleli: da una parte la Simona “olistica”, dall’altra la Simona divorziata, con 2 figli, prima responsabile mktg e commerciale nell’azienda di famiglia, poi come direzione commerciale in un’agenzia di print management &comunicazione milanese. La chiave di volta è stata la mia trasformazione personale, 15 anni fa in un periodo della mia vita molto intenso, mettendo in pratica, ogni giorno, quello che oggi ho definito: il metodo ENERGYOGANT. Ero fagocitata dale pressioni lavorative e dall’insicurezza che portano le fusioni aziendali,avevo 2 bambini piccoli e mi stavo separando, ero in un momento di grandi scelte e avevo assolutamente bisogno di essere presente a me stessa, energica e concentrata e, soprattutto, volevo stare bene con me, imparare ad ascoltarmi veramente, per poi essere capace di agire nella giusta direzione per il mio bene più grande.
    Ho sempre dato molta importanza alla mia parte spiritual, non religiosa, ma spirituale sì.
    Ho sempre pensato che nella vita nulla capita a caso, che ad ogni azione consegue un sempre un effetto e che essere responsabili delle proprie azioni significa sviluppare consapevolezza.
    Volevo essere in salute, svegliarmi al mattino grata di tutto quello che la vita mi donava ogni giorno, non volevo farmi travolgere dalle situazioni esterne ma ascoltarmi e restare al centro della mia vita.
    Così è nata myHARA prima sulla mia pelle, poi su quella degli altri.
    Vivendo tutti i giorni in azienda coglievo quotidianamente il pesante stato energetico dei collaboratori, la mancanza di vitalità e passione per il proprio lavoro, qualunque esso fosse.
    Vedevo sempre più che la gente notava la mia trasformazione e mi faceva domande. Sperimentavo ogni giorno come riuscivo ad essere più presente, meno in ansia, più attenta agli altri, piu’ efficace ed efficiente e le mie relazioni erano diverse piu’ costruttive e collaborative. E soprattutto io stavo bene.
    Cosa ti piace maggiormente, o ti fa sentire particolarmente premiata/ricompensata del tuo lavoro?
    Mi piace moltissimo lavorare con le persone, con il Valore delle persone ed essere semplicemente una “facilitatrice” che stimola le persone a ritrovare se stesse, ad attingere più consapevolmente alle proprie risorse interne per poter davvero essere persone più vitali e in salute anche in contesti con elevato livello di stress. Aiutare le persone a scardinare delle vecchie abitudini per integrarne delle nuove “buone” e sane, più consapevoli, porta nuova luce negli occhi delle persone e questa è la mia soddisfazione.
    Come sono cambiate le richieste dei clienti nel corso degli anni?
    Oggi le richieste, soprattutto delle grandi aziende, sono sicuramente più rivolte a rimettere al centro la persona e a fornire degli strumenti per allenare quelle che vengono definite soft skill.
    La necessità è di valorizzare l’unicità delle persone ma spesso il lavoro più sottile è quello di stimolare proprio il singolo individuo a “riconoscersi”.

    Quali sono i trend che vedi emergere?
    Sicuramente oggi non appena dici “mindfulness” tutti sembrano affascinati, attenti e desiderosi di applicarla in azienda. Se lo stesso concetto lo esprimi con la parola “pranayama o tecniche di respiro” sembra essere meno attraente; in realtà parliamo dello stesso concetto.
    C’è un trend aziendale rivolto al benessere fisico ed anche alla nutrizione.
    C’è molto interesse di fronte alla proposta energyogant completa ma poi si teme di non riuscire a convincere il board ad investire in questo.

    Un fatto divertente accaduto nel corso di una lezione/classe tenuta nel tuo studio?
    Il giorno in cui per la prima volta ho fatto fare ad un gruppo Simhasana la posizione del leone ruggente.
    In aula c’erano tutte facce impegnate e serie che ascoltavano le mie indicazioni e, all’improvviso, è stato divertente vedere il cambio di espressioni e l’energia che “catarticamente” si liberava nelle persone con facce poi luminose e divertite, quando ho detto loro che dovevano, stando seduti sui talloni con la schiena dritta, puntare lo sguardo al centro delle sopracciglia (drishti), le mani aperte come artigli davanti alla ginocchia, ed espirare buttando fuori al massimo la lingua ed emettendo un ruggito dalla pancia, con tutta la forza che avevano.

    Liberarsi dai condizionamenti e mettersi a fare liberamente qualcosa di insolito permette alle persone di “lasciarsi andare” ed entrare in contatto con la parte di sé più spontanea e a quel punto l’espressione che compare sul volto è spesso quella simile ad un bambino che gioca e si sta divertendo.