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  • Il metodo

    Ho “assaporato” il gusto della leadership

    Non avrei mai creduto di sentire il gusto della leadership e di provare brividi sulla pelle nel riconoscerla.

    Ormai sono tanti anni che lavoro in azienda e di leadership se ne parla, si studia, si cerca di applicarla al meglio continuamente. Non più leadership up&down, ma una leadership più trasversale, dove il leader si prende cura, entra in campo, chiede e domanda, ecc.

    Si parla di leadership gentile, di leadership di senso ecc.

    Ma io poche volte ho “gustato” la leadership.

    La sera dell’appena trascorso 19 giugno, al tramonto, mi trovavo nel Salento, nella località Supersano (già il nome muove in me emozioni di sincronicità, senza ancora sapere cosa di lì a poco avrei scoperto), presso la masseria Le Stanzie.

    Il nome “stanzie” deriva da “stazio” che ai tempi dei romani indicava una stazione di sosta.

    La masseria era posta esattamente su un crocevia tra la via del commercio o “strada dell’olio”, uno dei percorsi più antichi del Salento, tra le antiche città di Gallipoli e Otranto e la via spirituale dei monaci italo-greci, che peraltro, per diversi anni, hanno soggiornato presso la masseria dove, nel frantoio, per lo più si dedicavano alla produzione di olio lampante.

    Primo punto di attenzione: commercio e spiritualità integrati

    Quanto può ancora sopravvivere l’homo consumens, scollato dalla sua dimensione di senso?

    Arrivo con la macchina alla masseria Le Stanzie, prenotata da un amico con l’intento di farmi gustare una bella cena nell’entroterra a base di prodotti sani, biologici come spesso succede in questi contesti e, conoscendomi salutista, certo di farmi una gradita sorpresa.

    Si rivela una serata talmente “nutriente”, che il cibo nel piatto è stato solo un bellissimo coronamento!

    Il vero nutrimento inizia molto prima degli antipasti.

    Ad accoglierci, essendo arrivata presto volutamente, per godermi il tramonto, trovo un uomo di mezza statura, di mezza età, con un sorriso negli occhi, un pacato tono di voce, una postura radicata, aperta e rilassata: Donato Fersino.

    Donato inizia una breve introduzione del posto dove siamo e, incalzato da me che, ad un certo punto sento che lui è molto di più di quel che ci sta raccontando, gli chiedo di parlarci di lui e di come lui, oggi, è arrivato fino a qui.

    Donato è un imprenditore dell’anima, un antropologo del cuore, il suo corpo, l’essere a contatto costante con le sue emozioni, visionario e determinato a perseguire i valori della sua terra, lo rendono una biblioteca vivente della storia e delle radici contadine del Salento.

    Donato ha creato innovazione da carenze e necessità, trasformato in opportunità ogni diversità e, insieme alle persone che oggi compongono il suo staff, compresi i 3 figli e la moglie, ha raggiunto un punto non solo di incontro ma di visione comune, pur viaggiando a diverse velocità.

    Secondo punto di attenzione: Innovazione, D&I, Visione

    Quale differenza costruttiva stai intessendo nella tua  azienda?

    Donato Fersino appena diciottenne, insieme ad altri tre amici, oltre a frequentare le piazze, i bar, i circoli, le chiese e qualche volta pure la scuola, così come facevano tutti, SOGNAVANO. 

    Volevano realizzare una moderna Azienda Agricola. Volevano creare lavoro non solo per loro ma, soprattutto per gli altri che altrimenti erano costretti ad andar via. 

    L’emigrazione e lo spopolamento ancora oggi è un dramma per il Sud d’Italia. L’idea non fu condivisa da molti, in particolare dai genitori e parenti sino ad alcuni conoscenti che ne contrastavano addirittura il progetto, anche perché in quegli anni dalla terra si scappava, e l’attività agricola era vista come una sconfitta di vita.

    Terzo punto di attenzione (per non dire primo): avere un sogno, un desiderio

    Come e quando si parla in azienda di sogni e di desideri?

    Nessuno di loro aveva capitali. Donato, come gli altri amici, venivano da famiglie contadine, o piccoli artigiani, ed era già tanto per loro aver fatto studiare i figli.

    La scuola, in quegli anni era un lusso che i loro genitori non si erano potuti permettere. Il loro desiderio però non demorde e così con fatica riescono a costituire dinanzi al notaio una Coop. Agricola Giovanile.

    Dopo tante tribolazioni, e ad un mutuo agrario concesso dalla banca, a rischio e fatica, acquistano un’azienda agricola abbandonata, non solo, ma addirittura sconosciuta ai tanti agricoltori della zona. Appena la notizia si sparse per il piccolo paese, in tanti iniziano a deriderli come se quel luogo fosse impossibile da coltivare perché non c’era pezzo di terra che non fosse pieno di sassi e poco fertile.

    La tentazione di dover tornare indietro era sempre dietro l’angolo.

    L’area nonostante fosse abbastanza vasta era veramente difficile da lavorare, pietre disperse ovunque e molte zone erano abbandonate da molti anni.

    Non vi era energia elettrica, né pozzo per l’acqua e né tanto meno la strada per arrivarci, era del tutto inesistente ormai coperta anch’essa dalla vegetazione.

    Il fabbricato esistente, quello che oggi è Masseria ‘Le Stanzie’, era del tutto abbandonato, inaccessibile e avvolto anch’esso da arbusti e rovi che sembravano quasi volessero proteggerlo, o addirittura nasconderlo.

    Ai 4 amici non interessava nulla della masseria interessava solo la terra. 

    L’avventura si palesa molto più complessa di quanto inizialmente prevista, e con il passare del tempo e non avendo risorse proprie, Donato con i suoi amici si indebitano prima con i fornitori e poi con gli istituti di credito.

    Di lì a poco, decidono di sacrificare tutto il loro tempo ed energie per recuperare la masseria.

    Sempre senza soldi, iniziano a fare tutto loro tre con, ogni tanto, l’aiuto di qualche volontario amico. Di lì a pochi anni i debiti sono sempre di più e, nel frattempo Donato, che intanto aveva moglie e figli, sente sempre più la pressione di un uomo che non riesce a sostenere la sua famiglia non solo economicamente ma anche come presenza. Un padre assente.

    Donato era mosso da 2 fortissime istanze:

    • il desiderio di fare quello che amava
    • il desiderio di dare voce alla Terra del Salento, ai contadini che avevano sempre avuto una vita durissima e di stenti. 

    Dopo alcuni anni la situazione deficitaria divenne ormai insostenibile e i tre amici rimasti di comune accordo, decidono a malincuore di rinunciare all’avventura. 

    Cosa succede spesso in azienda al leader quando diventa workaholic

    Consapevoli che da lì a poco si sarebbero separati non prima di aver trovato qualcuno disposto a rilevare l’azienda con i debiti annessi.

    Donato senza pensarci più di tanto, convince prima il fratello e poi l’intera famiglia ad affrontare l’avventura; ma il passo è breve, purtroppo, si rivelerà da lì a poco molto più lungo della gamba e gli anni che verranno saranno i più duri da affrontare.

    La difficile situazione finanziaria non aveva alcuna via d’uscita se non quella di abbandonare la nave prima che affondasse con tutto l’equipaggio. Nel frattempo la scomparsa prematura di alcune persone care e, successivamente, la distruzione di alcune serre di primizie, in seguito ad una violenta tromba d’aria, obbligano Donato oramai senza alcuna remora, a fare delle cose, o trovare delle soluzioni, che a mente serena non faresti mai.

    Dopo qualche giorno ripulisce subito una stanza di quel vecchio fabbricato abbandonato, ripristina un vecchio camino, porta le pentole e i piatti da casa, si fa prestare da un amico, con la promessa di pagarglieli appena può, tre tavoli in plastica e sei sedie anch’esse di plastica bianche.

    Per 15 giorni, dalla seconda settimana di agosto di 23 anni fa se ne va sul corso principale di Gallipoli dove nessuno lo conosce, a distribuire bigliettini scritti a penna con su indicato “Ristorante Le Stanzie” con numero di telefono di casa e paese di riferimento. Donato consegnava i biglietti a chi secondo lui poteva essere un turista o un potenziale cliente. Donato era con il cuore nella masseria, ma soprattutto aveva il sostegno della moglie che nonostante le tante difficoltà non si era mai messa contro.

    Donato non sa e non ha mai saputo cucinare.

    Nonostante le centinaia di biglietti distribuiti per diversi giorni, in masseria non si presenta nessuno. Ma due giorni prima di mollare tutto, ecco comparire i primi due clienti. Forse per caso o forse perché si erano persi nelle campagne e non essendo nemmeno italiani, capibili a malapena, chiedono informazioni per poi interessati a cenare visti i tavoli messi fuori. Donato ha difficoltà a realizzare perché invaso dalla paura di poter sbagliare, quasi paralizzato, così, invece di far accomodare i due signori “i suoi primi ospiti”, li invita a ritornare nei prossimi giorni inventandosi che quella sera era completo.

    I due incredibilmente si presentano la sera dopo e da quella sera parte l’avventura “Le Stanzie.”

    Da quella sera, e grazie al passaparola, Le Stanzie da luogo abbandonato, da cui si scappava per la fatica, per la vergogna, per le umiliazioni e le privazioni, diventerà un vero punto autentico di riferimento dell’intero territorio. 

    Non solo per il cibo ma soprattutto per la storia, l’arte, la cultura in tutti i suoi aspetti. 

    Da lì, nel corso degli anni, passeranno non solo migliaia di persone provenienti da tutto il mondo ma anche importanti trasmissioni televisive e non solo. 

    Es: radio 1, radio 2, radio 3, parleranno de Le Stanzie; Linea Verde e poi ancora il Tg3 nel 2004, Sky per ben 2 volte, Super Quark nel 2005, Le Falde Del Kilimangiaro con Licia Colò, e poi per due volte Sereno Variabile con Osvaldo Bevilacqua. Ancora il TG1, TG2, TG3, LA7 E GEO E GEO, ULISSE nel 2018 con Alberto Angela, che porterà la masseria a rappresentare la vita nel 1800

    Le Stanzie non si stancherà mai di promuovere la cultura in tutte le sue forme.

    L’azienda nel frattempo continua a contribuire allo sviluppo del territorio, sostenendo borse di studio, concorsi nelle scuole locali e pubblicazioni di libri di autori pugliesi.

    Quarto punto: la fragilità è un punto di forza

    Quale è stata l’ultima volta che, come leader, hai condiviso la tua fragilità?

    Ma non basta.

    Quello che mi ha colpito di Donato è che la targa ricevuta di Forbes, come una tra le 100 eccellenze nel mondo, le pubblicazioni e le foto dei personaggi “famosi”, che hanno fatto visita alla Masseria non compaiono da nessuna parte se non, in cucina, dove, in via confidenziale, dopo aver trascorso insieme l’intera serata, mi ha portato.

    Perché in cucina?

    Perché oggi la Masseria vive e cresce grazie alla capacità che Donato ha avuto di condividere un sogno e di portare a bordo del suo sogno tutti i collaboratori tra cuochi, contadini, moglie e tre figli.

    E’ a loro che va il riconoscimento. 

    A loro e a tutti i clienti che, in una quotidianità vissuta in maniera frenetica, dove tempo, spazio e convivialità vengono sostituiti da tecnologia spietata che offusca la mente da tutto ciò che li circonda, sentono il richiamo e il bisogno di nutrire la relazione.

    La relazione umana, ma anche la relazione con il silenzio e la natura.

    Durante tutta la serata in masseria ed anche durante la cena, pur parlando, c’era un sostanziale silenzio, era come se non ci fosse bisogno di troppe parole.

    Il solo stare in quella sede nutriva permetteva di ascoltare ed ascoltarsi.

    Quinto punto: l’importanza della relazione umana al di là della tecnologia

    Quanto valore dai oggi alla relazione umana in presenza, rispetto alla comodità dello smart working?

    Donato Fersino mi ha colpito per la sua sensibilità. 

    Ho pensato, chissà quante volte avrà raccontato questa storia, ma mentre la mia mente razionale lo pensava, in realtà ero lì in totale presenza avvolta dai suoi racconti e lo sentivo autentico, emozionato, umile.

    Spesso durante il racconto citava “Lei”, la Masseria, a cui si rivolge ancora oggi per chiedere chiarezza sulle scelte e, come sorridendo dice, il più delle volte la chiarezza arriva.

    La Masseria è femmina, è Madre, accogliente e riflessiva, è viva, dialoga, se la sai ascoltare e la rispetti.

    L’Azienda oggi è madre o padre?

    Tutte le pietre che compongono quei muri farebbero l’impossibile per raccontarci leggende, storie d’amore nascoste, felicità, dolori ed emozioni di rara bellezza.

    Ogni singolo spazio è stato costruito e allestito da tutte le persone che lavorano in Masseria. Nessun architetto, e questo è un altro aspetto che sorprende, per il buon gusto, l’armonia e la cura dei dettagli. Semplicità e Bellezza in ogni stanza. Non c’è nulla fuori luogo. C’è un’eleganza intrinseca corale con tutto il contesto.

    Sesto punto: la visione di senso nella leadership non è uno sforzo, ma è un impegno

    Cosa fai quando ti accorgi di essere troppo nello sforzo?

    Donato Fersino oggi credo abbia fatto molti soldi, rispetto a quei 18 anni, ha 3 figli che lo hanno “perdonato” per la sua assenza perché sono stati nutriti della sua presenza di valori, di impegno, di determinazione, di attese, di non smettere di crederci, hanno “ digerito” anche i suoi difetti in nome di un Bene più grande, al punto che un figlio si occupa della produzione nei campi, la figlia Federica oltre che filosofa, ha mantenuto vive le tradizioni con, nella prima sala della masseria, un telaio del 900 con cui ancora oggi crea le divise dei camerieri, il terzo figlio è responsabile di sala e cucina insieme alla moglie.

    Donato esprime gratitudine dagli occhi, gratitudine a tutte le persone che hanno creduto in lui e che oggi hanno “sposato la causa”, gratitudine a “Lei” che è stata ed è tutt’ora il senso del suo svegliarsi al mattino e gratitudine alla Natura che ha saputo generosa sostenerlo.

    Settimo punto: Quanto si è allenati alla gratitudine nella leadership?

    Cosa fai per allenarti alla gratitudine in azienda?

    Ma non basta.

    Per un po’ di tempo Donato non ha smesso di chiedere a “Lei” cosa poteva/doveva fare per restituire? La risposta non arrivava, ma era in serbo.

    La restituzione come armonia ed equilibrio ce la insegna proprio la Natura che prende e dà continuamente.

    E così la miglior risposta arrivò un giorno quando decise di trasformare il vecchio frantoio in una sala da dedicare a conferenze, una vecchie stalla in galleria d’arte per artisti locali, quando decise di organizzare nei campi all’aperto un concerto di violini che risuonasse con la musica della terra, la risposta era: la CULTURA.

    Solo attraverso la cultura c’è possibilità di crescita e trasformazione e di lasciare un segno indelebile del proprio passaggio che possa essere un bene per tutti.

    Ottavo punto: l’importanza della restituzione nella leadership 

    Quanto è importante  restituire un feedback?

    La restituzione riguarda la domanda cosa posso fare io per restituire quanto mi è stato dato?

    A qualsiasi livello.

    Riassumendo: Leader si nasce o si diventa?

    Credo non sia possibile identificare un modello di caratteristiche personali che identifichino la leadership.

    È la situazione che determina le capacità richieste per essere leader in un determinato momento?

    E’ evidente che le capacità necessarie per esercitare la leadership nella situazione di Donato Fersino nel 1980 fossero diverse rispetto a quelle richieste in una riunione odierna dell’Onu!
    Inoltre, a volte, è la situazione che porta le persone a scoprire delle doti di leadership inaspettate.

    Alcune imprenditrici di successo non avrebbero mai potuto dimostrare le proprie doti se, a causa di un lutto famigliare, non avessero dovuto prendere in mano le sorti dell’azienda alla quale erano stati destinati i maschi di famiglia!

    La leadership quindi può anche essere un elemento “variabile: rimango leader fino a quando la situazione me lo consente. 

    Effettivamente a volte è proprio così alcune persone rimangono alla ribalta sino ad un certo momento e poi svaniscono nel nulla.

    Gli studi più recenti sostengono che le persone possono diventare leader se lo vogliono, se risuona con il proprio senso del Sé. Acquisire leadership significa essere impegnati a migliorare le proprie capacità, a pensare in grande, ad aumentare la propria preparazione ed esperienza, a mettersi a servizio di qualcosa che risponda al proprio bene ed al bene comune.

    Donato Fersino non è sicuramente né il primo, né l’ultimo ma ho trovato estremamente ispirante la sua  leadership silenziosa e questo credo in azienda potrebbe essere un ottimo spunto di riflessione: essere leader e non fare il leader. Tra essere e fare c’è di mezzo il silenzio che nutre la leadership.

    Se sei interessato a sviluppare tematiche di leadership di senso, empowerment personale, fiducia e confini, feedback e feedforward, iscriviti al HR energy training, il primo percorso olografico di benessere e crescita personale dedicato ai Responsabili delle Risorse Umane, che partirà il prossimo 22 SETTEMBRE 2023.

    Contattaci direttamente info@myhara.it

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