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  • Il metodo

    Il primo super ingrediente del team sublime: la complementarietà

    Nel precedente articolo, dopo l’evento del 6 ottobre a Milano, abbiamo condiviso le 5 caratteristiche di come dovrebbe essere un Team Sublime oggi in azienda. Questa settimana parliamo quindi del primo elemento emerso, che è la complementarietà.

    Qualche giorno fa leggevo Sebastiano Zanolli che riportava due studi comportamentali di Mahdi Roghanizad, professore assistente di gestione delle risorse umane e comportamento organizzativo presso la Ted Rogers School of Management di Toronto e Vanessa Bohns, professoressa associata di comportamento organizzativo alla Cornell University e autrice di “You Have More Influence Than You Think”, che hanno invitato più di 400 partecipanti a chiedere di correggere un saggio ad almeno  5 amici, ricorrendo a strumenti di comunicazione diversi:
    Zoom e video messaggio, telefonata e messaggio vocale, mail e di persona.
    Gli strumenti sono volutamente o sincroni che prevedono quindi la presenza dall’altra parte della persona nello stesso momento oppure asincroni, cioè non la prevedono.
    Il risultato è stato che la presenza fisica vince ogni altro strumento in termini di efficacia nell’ottenere la disponibilità.

    Quattro persone su cinque (o l’80%) a cui è stato chiesto di persona hanno accettato di svolgere il compito. 

    Al contrario, solo il 48% delle persone a cui è stato chiesto tramite qualsiasi tipo di canale video o audio ha accettato di svolgere l’attività.

    In questo contesto, è evidente che la comunicazione di persona è stata del 67% più efficace per ottenere un coinvolgimento, rispetto a qualsiasi forma di comunicazione video o audio. 

    Cosa c’entra tutto ciò con la complementarietà?

    A mio parere pone subito l’attenzione su strumenti e potere personale.

    Lo studio riportato conferma il giusto valore alle cose: gli strumenti tecnologici, nonostante le più recenti riflessioni sul metaverso, devono essere a servizio dell’uomo e, nel caso del team, a servizio della complementarietà di gruppo e non il contrario.

    Il concetto di  complementarità mi riporta immediatamente al corpo umano e al concetto di salute e benessere.

    Il team sublime per essere in salute e funzionare deve essere complementare esattamente come il corpo umano in relazione ai singoli organi.

    Oggi la medicina tradizionale, grazie all’innovazione tecnologica e alla ricerca costante, è diventata così tecnica e settorializzata che il medico specialista della mano sa tutto, e ancora di più, del pisiforme che è uno delle quattro ossa prossimali del carpo (o polso) ma, difficilmente, riuscirà ad avere una visione olografica dell’insieme di quella persona e del perché quella persona ha male alla mano.

    Non certo perché è uno sprovveduto o un superficiale, tutt’altro, più facilmente perché il sistema deterministico e specialistico della medicina stessa, lo impegna così tanto che non riesce, non ha tempo, di poter allargare il campo di visone.

    Lo stesso capita in azienda, ci vogliono le competenze sempre più specialistiche e i tempi sono sempre più accelerati per cui si lavora in “silos”. Nessuno sostiene che è bene così, ma la realtà dei fatti conferma quanto appena esposto.

    Tuttavia però, se nel corpo umano, fa male il pisiforme del carpo della mano destra, l’effetto si ripercuote sull’intero corpo. Ti capita mai di renderti conto di quanto sia importante il migliolino del piede sinistro solo quando ti fa male? E’ un pò come il respiro di cui ci rendiamo conto spesso solo quando abbiamo il raffreddore. Ogni cellula del nostro corpo è energia e l’energia è informazione e l’informazione circola o non circola a seconda dei canali di accesso.

    Se il corpo è sano e in salute l’informazione circola bene e il corpo vibra, agisce, si appassiona è vitale ecc.

    Nella fisica dei quanti, David Bohm ci dice che tutto è indivisibile e che vi è un ordine esplicato (misurabile, visibile) e un ordine implicato (sincronicità, entanglement = elementi apparentemente separati, ma in realtà connessi da legami archetipici).

    Potremmo forse pensare alla complementarietà del team da questa prospettiva ?

    C’è un ordine implicato, dato dalla misurabilità degli obiettivi, dal tempo e dalle scadenze e c’è l’entanglement del team, ognuno con la propria specificità e con il proprio obiettivo personale che apparentemente procede per conto suo ma che, a livello sottile, in termini di condivisione di valori, atteggiamento, cura del team, ascolto, empatia, collaborazione ecc. tutti aspetti non tangibili, ha legami archetipici con il gruppo stesso. Solo così la complementarietà diventa pienezza.

    Facciamo ancora un passo verso la complementarietà attraverso il suo significato.

    Secondo la Treccani “Nella meccanica quantistica, il principio di complementarietà è quello secondo il quale i fotoni e i quanti in genere, nonché le particelle elementari, danno luogo a fenomeni di duplice aspetto, corpuscolare e ondulatorio, con contraddizione solo apparente, dal momento che i due aspetti non si manifestano mai simultaneamente, ma appaiono piuttosto come complementari l’uno all’altro. Nella recente psicologia del comportamento, è in contrapposizione a simmetria e qualifica il tipo di rapporto interpersonale (e dei relativi comportamenti) nel quale uno dei due soggetti riconosce l’autorevolezza dell’altro, accettando per sé un ruolo subalterno, e permettendo così che si giunga a un equilibrio di tipo complementare.

    Se il corpo umano, come sistema vivente, vive lo stato di salute quando tutti gli organi lavorano, ognuno per conto loro, al massimo della loro efficienza ma complementari l’una all’altra per poterlo sostenere, farlo crescere e muovere, potrebbe essere utile ripensare al sistema azienda,e in particolare ai team,  proprio sotto questa luce di complementarietà.

    Diventa fondamentale la complessità, intesa come diversità, specializzazione e unicità dei singoli componenti (età, gender, etnia, cultura, smart working, lavoro in presenza ecc.) che deve dialogare con la complementarietà per permettere al team sublime di fluire nella trasformazione  in salute e stare bene.

    La salute di un team passa attraverso la responsabilità di aiutare a promuovere e mantenere il potenziale di salute che riconosce una coscienza individuale e collettiva non solo subordinata ad una logica di utilità e funzione, ma a far emergere il talento, il desiderio e a sostenere le condizioni di tensione creatrice verso l’espressione di quel desiderio.

    Ecco allora che la complementarietà è, come la tecnologia, a servizio, a sostegno dell’espressione del desiderio del team.

    • Qual è il desiderio nel tuo team? il desiderio che spinge, che anima le persone?
    • Come ci impegniamo a distinguere la funzione e il risultato dal senso, dalla paideia (nel senso di pienezza e coerenza)?
    • Quali sono le domande che circolano all’interno del team?
    • Che tipo di qualità hanno le domande che circolano?

    E’ importante che la complementarietà tra le diverse parti sia sostenuta dal farsi domande.

    In azienda siamo molto orientati la problem solving ma spesso agiamo prima ancora di soffermarci sul perché sta succedendo quello che sta succedendo.

    Mantenere alta la qualità delle domande nel team è simile al fuoco che divampa e che brucia liberando le persone, e permettendo ad ognuna il riconoscimento del proprio Sé .

    Quando si anima lo spazio del desiderio e la libertà di poter esprimere la propria unicità, ecco che la complementarietà data da tutti i singoli componenti crea armonia, fa dialogare le diversità, nutre la motivazione e la volontà.

    In questa post modernità ci sono tanti cambiamenti, dalla caduta dei grandi sistemi, alla nascita dei nativi digitali, la caduta del potere inteso come limite (non ci sono più limiti), la liquidità dei generi, ecc. tutto ciò si ripercuote, anche se a volte non ne siamo consapevoli, nella nostra vita quotidiana, dove è necessario definire i limiti proprio per poter esprimere la nostra libertà e i nostri desideri.

    Come dice la filosofia antica e come sostengono anche i più recenti approcci scientifici, senza limite non c’è desiderio, senza desiderio non c’è eros, senza eros non c’è etica e senza etica non c’è amore. L’eros non ha nulla a che fare con l’erotismo mercificato, ma è proprio una forza erotica, che ci coinvolge pienamente, corpo, mente, emozioni e spirito, potremmo definirlo un “ movimento vitale attrativo” che ci spinge da una mancanza ad un desiderio. Questo è ciò che dovrebbe muovere le persone all’interno di un team sublime, la trasformazione avviene nello spazio tra mancanza e desiderio.

    Quando però il desiderio ambisce al potere sull’altro, Eros diventa Eris, discordia e conflitto. Non vi è più mancanza, ma necessità d’impedire la necessità dell’Altro a vantaggio della propria, diventa prioritario l’ostacolare il movimento dell’altro più che favorire il proprio.

    Una variante ed un effetto di questa conflittualità è il disordine.

    Quando un team diventa sublime il desiderio anima la vita del team. Allora la complementarietà diventa inevitabile, i perimetri sono spazi di libertà, i confronti e la co-creazione sono espressioni di pienezza e coerenza. Quando c’è pienezza e coerenza, che si traducono in comprensione, possibilità di padroneggiare e senso, c’è amore.

    • Amore nel team? 
    • Si può respirare, sentire amore in un team?
    • Che tipo di amore circola nel tuo team sublime

    Se sei interessato ad approfondire questo tema, o sei alla ricerca di un supporto, puoi contattarci e saremo felici di poterti accompagnare nello sviluppo del benessere organizzativo e dello sviluppo umano in azienda, attraverso il metodo Energyogant di myHARA, concreto e misurabile.

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