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  • Il metodo

    Intelligenza creativa: il meglio è nemico del bene

    Voltaire, in Candido, afferma: “il meglio è nemico del bene”.

    Viviamo in un mondo dominato dalla ricerca della perfezione. 

    In ufficio le prestazioni perfette sono l’apogeo – per molti, la vera e propria definizione del successo. 

    Eppure, come scopre Candido, c’è un difetto intrinseco in questa logica. 

    Perché la perfezione è uno standard che non si può mai raggiungere e in definitiva non offre altro che infelicità per chi la ricerca.

    A tal proposito consiglio il libro Nessuno ci chiede di essere perfetti nemmeno Dio di di Harold S. Kushner 

    Alcuni studi di Thomas Curran, Andrew Hill “ Perfectionism and burn-out are close friends – best avoid them” hanno identificato perché il perfezionismo sia tanto diffuso quanto problematico sul posto di lavoro.

    Il lavoro è generalmente centrato sulla prestazione – e una scarsa prestazione implica costi significativi che, nel caso peggiore, determinano licenziamenti. 

    Quando il perfezionismo è alimentato da una pressione simile, i risultati della prestazione, invece che una motivazione, sono fonte di grave stress. 

    Un’altra spiegazione per lo stretto legame tra perfezionismo e burnout sul lavoro è da ricercare nei momenti in cui, come quello attuale, le opportunità di cambiare lavoro o avanzare nella carriera sono limitate. 

    Questa incapacità di sottrarsi ad un ambiente di lavoro sempre più stressante e meno piacevole, può determinare nei perfezionisti il burnout.

    E’ importante quindi chiarire che la perfezione non è un criterio per il successo. 

    Invece la disciplina, la flessibilità, la perseveranza, la curiosità sono qualità di gran lunga migliori del perfezionismo. 

    Come società tendiamo a portare in alto il perfezionismo come segno di virtù, di realizzazione. 

    Eppure la storia del Candido di Voltaire è eloquente: la perfezione è elusiva quanto accattivante. 

    Concentrarsi su l’impeccabilità in definitiva è controproducente.

    Per coltivare le potenzialità accennate, occorre comprendere meglio come l’intelligenza creativa attiva la nostra energia e il nostro benessere.

    Cos’è l’intelligenza creativa 

    L’ intelligenza creativa è inclusiva e ha a che fare con l’intelligenza emotiva, l’intelligenza cognitiva e l’intelligenza fisica.

    Nietzsche diceva: ”non mi fido di quei pensieri che non siano nati all’aria aperta, non mi fido di quei pensieri che non siano una festa anche per i muscoli “.

    E’ una caratteristica innata di ogni uomo. 

    Ci contraddistingue come persona umana. 

    Tutti siamo creativi, a patto di voler entrare in contatto con questa nostra potenzialità.

    L’intelligenza creativa è l’insieme che appartiene al tutto che è ben oltre la somma delle parti. 

    Quando c’è armonia tra il mio pensiero cognitivo, emotivo e la vitalità del corpo, la pienezza e il successo del risultato possono andare ben oltre l’immaginato. 

    Ha a che fare con l’intuizione e il coraggio.

    Ciò presuppone un distacco dalla “norma” e un’apertura al dialogo interno, in primis con se stessi. Imporre delle regole non porta al cambiamento.

    • Cosa devo sapere su ciò che mi limita ?
    • Cosa devo “guarire” perché il nuovo possa uscire?
    • Come posso esprimere sempre il meglio a favore del bene ?
    • In che modo il lavoro su di Sé’ coincide, si incastra con il modello aziendale ?

    Il business model competitivo e machista continua ad essere basato su  performance,competitività e la tensione è sempre solo rivolta all’eccellenza e alla velocità.

    Il mercato è competitivo, dobbiamo anticipare il mercato ed essere leader.

    Tutti siamo leader.

    Conoscete qualche azienda che sul proprio sito non abbia scritto “ leader di mercato”?

    E’ una tensione continua e pressante ad essere il migliore, a dare il meglio.

    Ed è utopico non vivere l’ansia da prestazione.

    Ma un conto è fare meglio ciò che ciascuno di noi sa fare, un conto è essere il migliore se non corrisponde a ciò che sappiamo e vogliamo fare.

    L’intelligenza creativa, finalizzata al bene, genera successo garantito

    SVANTAGGI < Che vantaggi abbiamo a  focalizzarci esclusivamente sui nostri obiettivi e risultati individuali? 

    Probabilmente la garanzia di un benessere economico (siamo così sicuri oggi ?) una crescita di carriera, il rafforzamento di sicurezze materiali, case, macchine, vacanze.

    Ma a che prezzo?

    Un costante stato di tensione, ansia, stress, contrazioni muscolari, insonnia, bruciori di stomaco.

    Una vita spesa a lavorare in smart working, dove c’è molto working e poco smart.

    Cosa perderemmo se ci togliessimo un po’ del “nostro fare sempre il meglio” per far sostenere e innalzare coloro che stanno solo “facendo sempre bene” o per permettere, a chi non lo sta facendo, di farne almeno un pò?

    Probabilmente perderemo un po’ di: 

    visibilità, rafforzamento della nostra parte egoica che ha bisogno di sentirsi “ speciale”, crescita economica.

    Ma non credo che tutto ciò minerebbe la nostra sicurezza. Anzi.

    E’ indiscutibile che per restare sul mercato e rispondere sempre meglio alle necessità o addirittura anticiparle, dobbiamo dare il meglio.

    Ma il meglio lo dobbiamo dare come persone di senso.

    Il senso è quello che dà significato e forza a ciò che facciamo e al perchè lo facciamo.

    Il mercato infatti lo fanno la bravura, il tempo, il servizio, l’intenzione e l’informazione.

    Nel mettere a servizio il nostro meglio emergono meno “punte di diamante” ma aumenta il livello generale di bene aziendale, che si traduce in successo.

    Un po’ effetto marea, il livello si alza.

    VANTAGGI< Che vantaggi  trae il singolo a cui viene chiesto di mettere il meglio a servizio del bene collettivo? 

    Innumerevoli:

    • maggiore compartecipazione
    • allentamento della tensione, ansia stress
    • comprensione del valore della condivisione
    • nessuno è perfetto
    • integrare le proprie imperfezioni
    • alzare il senso di responsabilità comune 
    • maggiore successo per tutti
    • essere leader veri e cioè guide, ispiratori per far emergere il meglio da ognuno
    • dare ed ottenere fiducia

    Ecco come l’intelligenza creativa implica diversità ed inclusione: accoglienza delle nostre diverse forme di intelligenza ed inclusione del concetto di servizio come human skill che genera business. Qui un approfondimento.

    Come esprimere l’intelligenza creativa?

    L’intelligenza creativa è la capacità naturale (cioè che ci è data per natura umana) di attivare il pensiero nella direzione di una nuova creazione attraverso connessioni tra il nostro sentire, esperienze pregresse, informazioni date, acquisite o acquisibili, e scambio delle stesse con il nostro contesto di azione.

    Il nostro cervello è già “programmato” per creare meraviglia. 

    Il nostro pensiero fa da antenna trasmittente/ricevente. 

    Il nostro corpo porta l’azione nel mondo reale.

    Il nuovo, in questa accezione, assume una diversa identità staccandosi dalla stretta interpretazione di unico e inimitabile, e si distende al senso di cosa fatta, manifestata da poco.

    Etimologicamente le parola “diverso” e “divertente”, strettamente legate all’esplorazione della nostra intelligenza creativa, hanno la stessa radice.

    Divertire dal latino divertere, part.pass. di “diversus”, volgere altrove in direzione opposta.

    Entrare in contatto con il nuovo e il diverso implica anche il rischio di sbagliare, addirittura di fare figuracce.

    Accettare l’imperfezione e entrare in contatto con il giudice severo interiore che ognuno di noi ha è il primo passo per attivare la nostra intelligenza creativa.

    L’intelligenza creativa diventa strumento sostanziale per un nuovo umanesimo in azienda e per la nuova espressione di leadership che deve essere sempre più a servizio, inclusiva e trasversale.

    Dal meglio per te, al bene per l’azienda: connessioni intelligenti tra creatività e azione

    Una sorta di espansione a favore del gruppo, non solo nell’intento del soggetto in prima linea, ma come reale effetto che si sostanzia nel percepito di tutti i collaboratori. Una crescita a tutto tondo.

    Abbiamo parlato qui dell’atto creativo in azienda

    Creare in azienda significa principalmente apportare valore nella ricerca di equilibrio tra gravità e leggerezza connettendosi, ancora una volta, alla totalità dell’individuo e puntando al suo bilanciamento per sostenere il suo slancio creativo.

    Il meglio del singolo dovrebbe essere resettato a favore della crescita simultanea: il superamento del valore della conquista per raggiungere l’identità aziendale a tutto tondo.

    Ecco alcuni spunti di condivisione in tal senso:

    • dare valore al singolo, che agisce in funzione di tutta l’azienda
    • avere il coraggio di abbassare la soglia di competitività a favore di un più elevato grado di collaborazione
    • sostenere il benessere ( valore collettivo) a favore del meglio ( valore individuale)
    • informare sulla possibilità di attivazione del proprio maschile e femminile alla ricerca di un balance comportamentale e di azione che favorisca un riequilibrio di forze nei collaboratori.

    Tutti siamo creativi

    Intanto ricordiamo sempre che l’intelligenza creativa non va intesa come espressività artistica. Essere artisti vuol dire essere creativi, ma non tutti i creativi sono artisti.

    L’intelligenza creativa  presuppone

    • fiducia in se stessi
    • fede nel valore della nostra esistenza
    • gioia nel ricevere e nel dare
    • leggerezza nelle aspettative
    • libertà di pensiero

    Anche persone molto creative, non riescono ad essere creative in ogni cosa e in ogni momento. Come mai?

    L’intelligenza creativa per funzionare al meglio ha bisogno di tre fondamentali elementi:

    • L’esperienza nel campo
    • L’abitudine alla creatività
    • La passione

    Il primo elemento necessario è quello di essere esperti in un particolare ambito. Non è possibile essere creativi se non si conosce bene l’argomento.

    Mozart aveva talento, ma se nessuno gli avesse insegnato la musica, non avrebbe mai potuto esprimerlo pienamente.

    Il secondo elemento è di avere fiducia nella propria creatività tanto da farne una abitudine. Qui subentra l’utilità di allenarsi continuamente alla creatività.

    Ci sono parecchi modi per tenersi costantemente in allenamento. A partire da quelli più semplici, come ad esempio cercare di essere meno abitudinari.

    I migliori risultati creativi si ottengono quando è presente la passione.

    Se c’è passione per un particolare ambito, ti impegni per il piacere di farlo. 

    Una forte passione può compensare un talento non elevato e permettere ottimi risultati. È proprio la passione che permette di essere costante e di persistere anche quando i risultati si fanno attendere.

    Il colpo di genio creativo non avviene infatti senza impegno ed intento.

    L’intelligenza creativa ci fornisce strumenti concreti per distribuire il meglio a favore del bene, e vivere l’azienda in piena espressione di Sé nella ricerca di senso.

    Non esiste innovazione senza intelligenza creativa. 

    Trasforma il benessere organizzativo e lo sviluppo umano delle tue persone nella risorsa più importante per il successo del tuo business.

    Un confronto condiviso è il primo passo che possiamo fare insieme, a costo zero.

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

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