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  • Il metodo

    Come fai, HR manager, a mantenere i tuoi confini personali nel sistema complesso in cui agisci?

    il potere personale è l’abilità di stare su 2 piedi sorridendo in mezzo all’universo che contiene un milione di modi per abbatterti” Roger Colby, scrittore per ragazzi

    Come conservare i propri confini personali anche in situazioni davvero complicate?

    Che la complessità non sia un qualcosa di esterno a noi, ne abbiamo già parlato QUI   

     Tuttavia proprio perché ci siamo dentro, siamo immersi in questo processo che, come dice Alessandro Baricco in Mai più implica la necessità di intelligenza nomade, diffusa, flessibile, capace di sentire. La capacità di sentire non ha nulla a che fare con essere emotivi e soggetti alle perturbazioni emotiva, ma è consapevolezza di tutto ciò che accade. Si tratta di una capacità di connessione tale per cui io posso percepire il campo in cui mi trovo ed interagire con esso con tutta la multidimensionalità di cui sono fatto: il ragionamento, il corpo, la percezione, il sentire.

    Percepire la destabilizzazione del campo di questi ultimi anni non è cosa semplice.

    Il campo non è più sicuro e tutti i comportamenti, le abitudini, le prassi vengono ad essere interrotte, c’è una sorta di discontinuità costante, in quelli che prima erano i modelli, i protocolli ecc. La complessità ha a che fare con quell’intreccio, che non può essere lineare tra l’empatia, l’inclusione, il cambiamento, la resilienza, la flessibilità, la performace. Bisogna fare i conti con una circolarità continua e fluida dove il mio campo elettrico ed elettromagnetico è sempre contaminato e contaminante rispetto a quello dell’altro. Quando si tratta di definire i confini personali non possiamo prescindere da questo “movimento” in atto. 

     La persona “centrata” gestisce confini personali e risultati aziendali

    Nella complessità, i singoli elementi, per quanto possano essere guardati uno per uno, non possono mai esaurire quella che è l’interazione tra le parti. E dunque il sistema complesso non può essere mai equiparato alla somma delle parti. Anche se conosciamo bene il nostro organico aziendale, in realtà non sappiamo nulla dell’andamento della nostra organizzazione, se non andiamo a considerare le relazioni. Ma le relazioni non sono mai statiche. E per entrare in connessione con questa rete sistemica complessa ed essere manager di senso, non possiamo prescindere dal lavoro di crescita personale.

    Oggi i gruppi in azienda possono costituire un Uno ma sono costantemente composti da singoli che, possono anche funzionare come un tutto.

    Per definire i propri confini personali, dobbiamo avere ben chiaro quello che vogliamo ottenere. Di cosa abbiamo bisogno per essere più felici realizzati sul lavoro?

    Quali sono i segni cognitivi utili per allenarci alla società complessa?

    • Apprendimento continuo
    • Non cercare subito la soluzione
    • Essere curiosi esploratori del problema, mentre si pone.
    • Aumentare il numero di domande di senso

    Quali sono i segni emotivi utili per allenarci alla società complessa?

    • Connessione
    • Lavoro su di Sè
    • Co-creazione
    • Unicità

    Come facciamo a gestire individualità, collettività, coerenza, centratura e a mantenere i nostri confini personali?

    Non basta la razionalità, non bastano i processi mentali che solitamente consideriamo “intelligenza”, ovverossia il pensiero lineare, la consequenzialità logico deduttiva, i processi di causa-effetto, la logica di passato presente futuro, il pensiero meccanicista, non bastano più.

    Il sistema complesso oltre ad essere caratterizzato dal non poter mai essere ridotto dalla somma dei suoi elementi, i suoi risultati non possono mai essere predetti in forma lineare (es. 1+1=2) Il sistema complesso, poiché vive, poichè è vivente è infinito. 

    E’ in una potenzialità che continua a svilupparsi. Nel sistema complesso c’è sempre qualcosa che emerge e che cambia l’assetto del sistema. Il sistema si forma e si sviluppa man mano che procede. E’ una grandissima ricchezza ma naturalmente, per forza di cose, costringe a non poter applicare delle logiche precostituite.

    La vita è un sistema complesso, noi siamo un sistema complesso, il cervello, SNC, le cellule i tessuti la società, il clima, i media, l’informazione, la lingua i sistemi fisici, chimici, persino l’AI quando interagisce con noi, ecc.

    Antonio Damasio nel libro ” Lo strano ordine delle cose” sottolinea che le cose hanno uno strano ordine, tutto è regolato non solo da principi logico-meccanici, ma fin dalle prime comunità di microrganismi, dalla percezione e rappresentazioni. In base alle rappresentazioni del mondo, anche le cellule cambiano. 

    Secondo le nuove correnti di biocentrismo, al centro della vita c’è la vita stessa, tutto è collegato.

    L’intelligenza emotiva e spirituale sono le chiavi di accesso.

    Qundi se  la nostra rappresentazione e percezione diventano più importante del nostro pensiero, 

    tutte le volte che attribuiamo la responsabilità all’esterno stiamo cedendo il nostro potere personale e ci lasciamo invadere,  senza riuscire più a definire i nostri confini personali.

    Quando la qualità della nostra vita non dipende più da noi, siamo sotto scacco.

    Ogni volta che noi cediamo il nostro potere personale, possiamo solo sperare che le cose all’esterno cambino, le situazioni, gli altri.

    Le cose apparentemente non dipendono più da noi.

    Quindi se le cose all’esterno non cambiano, noi non saremo più felici?

    Cosa conferisce flessibilità all’intelligenza? 

    La connessione. 

    Non è una parola new age, la connettività fa parte della nostra vita, non potremmo camminare ecc. Ci sono attitudini che ci aiutano ad approcciare il modo in cui viviamo e a potenziare il nostro senso di connessione (meditazione, mindfulness, attività artistiche, yoga ecc) 

    La prima connessione è Essere consapevoli di sé. Mantenere una centratura interna per cui noi sappiamo come stiamo, sappiamo cosa succede dentro di noi.

    Sappiamo anche esprimere quello che proviamo. Il vero problema legato ai conflitti non è tanto cosa genera il conflitto ma il come. La difficoltà di esprimere ciò che ciascuno ha dentro non in termini di emozione ma di percezione che l’altro ha di noi. Sotto ogni conflitto ci sono dei bisogni sommersi e i bisogni sommersi sono di ordine emotivo. Se non siamo in grado di riconoscerli prima di tutto dentro di noi ed esprimerli come possiamo

    Essere consapevoli dell’altro. 

    Riconoscere la parte sommersa dell’altro ci permette di riconoscere la diversità come ricchezza.

    Noi dovremmo auspicare l’incontro con chi è diverso da noi perchè lì c’è la vera ricchezza, che però presuppone la capacità di riconoscere cosa sento io e cosa sente l’altro. Sul sentire abbiamo tutti dei punti di contatto.

    Dove c’è una purezza del sentire, cioè la capacità di stare con ciò che c’è per me e per l’altro, le decisioni diventano molto più facili da prendere, la motivazione di se stessi e degli altri diventa molto più intensa.

    La trasformazione oggi a livello neuroscientifico la conosciamo molto bene: è la neuroplasticità del cervello.Il cervello può cambiare se stesso sempre e dare vita a nuovi neuroni e a nuove sinapsi.

    Cosa cambia il nostro cervello? Tutto. Il lato bello è che tutto lo attiva, il lato brutto è che tutto lo attiva. Qualsiasi trauma, emozione ecc. modifica tutto il nostro sistema cellulare e il nostro cervello.

    Potenzialità, futuro, connessione, condivisione possono essere appresi

    Come noi apprendiamo incide su come noi ci realizzeremo nella vita.

    Noi siamo liberi di dare un significato alle cose intorno a noi.

    Da piccoli non abbiamo gli strumenti e ci fidiamo dei grandi, ma da grandi rischiamo di portare avanti ciò che ci è stato insegnato, anche se non ci appartiene più.

    La cosa interessante è che in ogni momento possiamo scegliere che tipo di significato dare a ciò che ci sta capitando. Non ci sono cose giuste o sbagliate, ci sono cose utili o non utili, che ci rendono felici o insoddisfatti

    Se ci sono cose che non posso cambiare, di sicuro posso scegliere come guardarle e cosa farne.

    Cosa significa per me ora questa situazione, questo incontro, ecc.?

    La perdita del potere e la mancanza di confini personali ci paralizza, il recupero di confini e potere personali ci spingono all’azione.

    Che cosa scegliamo di fare, se non possiamo cambiare una certa situazione?

    Possiamo:

    • riprogrammare gli obiettivi,
    • lasciare andare vecchi schemi
    • interagire con quello che c’è in questo preciso momento.

    Tutto ciò aumenta l’equilibrio e il nostro benessere.

    L’ 11 febbraio 1990, dopo 27 anni di reclusione, un giornalista chiese a Mandela come aveva fatto a sopravvivere 27 anni senza libertà, Mandela rispose “Nessuno può togliermi la mia libertà, perché la mia libertà è dentro di me”. Mandela trovava ispirazione in una poesia vittoriana: solo parole, ma gli davano la forza di restare in piedi, quando tutto ciò che voleva era di lasciarsi andare.

    Mandela poteva decidere di abbandonarsi all’esperienza del carcere, oppure coma ha fatto, ha scelto che nessuno potesse in ogni modo togliergli la sua libertà ed uscire arricchito anche da un’esperienza così drammatica.

    Adesso tocca a te:

    • Fai una lista, il più dettagliata possibile, di tutte quelle situazioni nella tua vita in cui tendi a dare la responsabilità all’esterno. 
    • Poi rileggile, una per volta: che effetto ti fa vedere che hai ceduto ad altri o ad altro la soluzione? peggio ancora la tua felicità? Se invece fossi tu a poter scegliere, cosa faresti?

    L’importante è che sia tu a scegliere. E puoi anche scegliere di restare in una situazione scomoda, perché magari tirarsene fuori sarebbe troppo doloroso.

    La motivazione che ti spinge a compiere una scelta, qualunque essa sia, deve essere collegata al tuo purpose, il tuo senso di vita.

    Concludendo porre dei confini personali aumenta energia, autostima e motivazione, ingredienti fondamentali per essere poi in grado di dare energia agli altri. Quando attribuisco all’esterno la responsabilità di ciò che accade, “vivo in apnea”, lasciando all’altro la possibilità di invadermi, soffro di mal di schiena, reflusso, mi sento stanco e prosciugato a fine giornata.

    Il tema FIDUCIA E CONFINI sarà uno dei topic del percorso HR Energy training.

    Se sei interessato a queste tematiche, seguici nelle prossime settimane per scoprire le prossime novità.

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