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  • Il metodo

    Quanto la tua energia personale sostenibile è rinnovabile?

    L’energia personale in azienda e nella vita potenzia la nostra concentrazione e i nostri risultati, qualunque essi siano.

    L’energia personale va esplorata, ricercata.

    Non si vede. Ma si sente.

    Ecco perché diciamo che il benessere è una ricerca attiva.

    Attiva nel senso di  mutevole e trasformativa.

    Concretamente è uno stato continuo di ascolto, osservazione, ricerca di equilibrio a più livelli: fisico, emotivo e mentale.

    Ogni sera ci impegniamo ad avere smartphone, computer,ipad,  apple watch ecc. sempre carichi; abbiamo alimentatori a fianco al letto, in macchina, in ufficio ma… prestiamo la stessa attenzione a “caricare” ogni giorno la nostra energia personale?

    Se non siamo “carichi e rinnovati” noi per primi, come possiamo caricare gli altri, che siano persone o strumenti?

    Secondo le tradizioni orientali tutti nasciamo con una riserva energetica chiamata Jing: è come se nascessimo con delle batterie in dotazione e una volta esaurite la vita abbandona il nostro corpo. 

    Per evitare di disperdere energia inutilmente, dobbiamo assicurarci di introdurre sempre nuova energia, evitando di ricorrere alle riserve di Jing, custodite nei nostri reni. 

    Jing è infatti una forza costituzionale, è paragonabile alla riserva della benzina della nostra auto, che se va troppo sotto la soglia si spegne e non va più. 

    Jing è ciò che aiuta l’embrione prima, e il bambino poi, a crescere. 

    Questa forza cambia e si sviluppa con noi seguendo i cicli naturali dell’evoluzione del corpo: i cicli sono di 7 anni per le donne e 8 per gli uomini. 

    In tutto ciò c’è una buona e una cattiva notizia.

    La “cattiva” notizia è che la quantità di Jing non può essere aumentata, nasciamo con una riserva che ci porteremo avanti fino al suo esaurimento, ma la “buona” notizia è che possiamo creare delle scorte energetiche che supportano e aiutano la preservazione del nostro Jing essenziale. 

    Nutrire l’energia personale nel corpo fisico.

    Per sostenere l’energia personale  è necessario prendersi cura dei propri reni.

    Quali sono i fattori che indeboliscono il nostro Jin?

    · stress

    · paura

    · troppo lavoro

    · non dormire abbastanza

    · consumo di sostanze tossiche e eccesso di stimolanti

    · consumo eccessivo di dolci

    · consumo eccessivo di proteine animali

    Quali sono invece le abitudini che aiutano a rafforzare i reni e quindi a preservare la nostra energia essenziale?

    · camminare e fare attività fisica moderata

    · mangiare poco la sera

    · dormire a sufficienza

    · tenere i reni e la testa al caldo

    · non stare troppo a lungo in piedi

    Anche l’alimentazione, che e’ un aspetto importante del nutrimento, e che sicuramente non significa  mangiare un po’ di tutto, può contribuire a rafforzare i reni.

    Per esempio:

    · cereali integrali in chicco

    · legumi

    · radici (ad esempio carota) e in generale le verdure invernali

    · doppie cotture (es. riso saltato) e cotture lunghe in generale (es. stufatura)

    · gomasio e sale marino integrale del Mediterraneo

    · condimenti a lunga fermentazione quali shoyu, miso, verdure in salamoia, fermentate (es. crauti)

    · alghe in generale e kombu in particolare.

    Di nutrimento dell’energia e di alimentazione abbiamo parlato ​​

    Quindi, una dieta senza eccesso di dolce (es. zucchero) e acido (es.carne) rende non solo il nostro corpo più forte, ma ci dà l’energia necessaria per non sentirci stanchi.

    Nonostante tutto però sembra che la tendenza occidentale miri ad esaurire le nostre batterie, a non tenere conto della nostra riserva.

    La riserva ce l’abbiamo tutti, l’energia fa parte di noi come il naso aquilino o le fossette sulle guance, ma la dimensione del nostro serbatoio non è uguale per tutti. 

    E non conta, secondo la tradizione orientale, neppure l’età anagrafica.

    Puoi essere giovane con un piccolo serbatoio di riserva, o anziano con una grande energia.

    L’energia personale consente di stabilire il nostro ritmo vitale, di dosare le risorse, di comprendere fino a che punto è possibile sobbarcarsi dei pesi o impegni e quando invece è meglio fermarsi.

    Sfortunatamente non esiste la chirurgia plastica per la nostra energia vitale: certo ognuno di noi può avvertire, per periodi più o meno lunghi, variazioni del nostro tono o forza vitale.

    C’è chi si sente inspiegabilmente stanco o rallentato e chi invece sembra sempre godere di vivacità. Ma sono tutte variazioni transitorie.

    L’energia vitale personale innata finisce sempre per prevalere sui tentativi di modificarla.

    Ecco perché’ esistono persone mai stanche, mentre altre, terminata una normale giornata lavorativa, andrebbero in letargo.

    L’energia inoltre è anche fonte di calore.

    Si tratta di calore umano, che si traduce in capacità di abbandonarsi ai propri sentimenti, di esprimere emozioni,di farsi coinvolgere dalle passioni.

    Anche in questo caso viene chiamata in causa la nostra riserva energetica:

    una cosa è bruciare l’energia perché infiammati di collera, l’altra è gestire le proprie emozioni e distribuire la propria energia per mantenere uno stato di benessere.

    L’energia è ciò che ci da vita e che crea la nostra vita.

    Essere vivo però non va confuso con l’essere vitale.

    Respirare, mangiare, dormire, agire senza comprensione e conoscenza non ci rende vitali.

    Il mondo nel quale abbiamo radicato le nostre convinzioni, per lo più, ci allontana dalla nostra energia personale, la utilizza disperdendola, a volte la prosciuga.

    Come contattare la nostra energia personale e dirigerla bene?

    Imparando ad osservare noi stessi.

    Guardarsi: la disposizione del nostro corpo nello spazio può darci un’idea rispetto all’espansione e connessione della nostra energia, riconoscendone il suo fluire verso l’alto o verso il basso.

    Se l’energia collassa, il peso del corpo gravita verso la terra.

    Le curvature verso il basso, le spalle, la schiena, lo sguardo, ne sono un esempio.

    D’altro canto l’eccessivo protendersi verso l’alto, e l’esterno, petto in fuori e pancia in dentro, denota un eccessiva presenza di Ego dove l’energia è spesso solo nello sforzo di dover fare, impiegata per imporsi all’esterno.

    La forza vitale va cercato al centro. 

    Ricordandoci che siamo connessi alla Terra, che ci sostiene e ci da radici, e al cielo, che ci da visione e orizzonti.

    L’unione di queste due forze è un soffio vitale che inaliamo ad ogni respiro.

    E’ un’energia che, in un ciclo perpetuo nasce e muore ad ogni inspirazione/ espirazione. Arriva al nostro centro, la nostra Hara, e ci restituisce al mondo.

    Nelle discipline orientali, ma anche nelle arti marziali, si parla di prana.

    Nutrire l’energia personale nel corpo energetico

    Nella filosofia Vedanta si parla di Pranamayakosa cioè di corpo energetico, che scorre nel corpo fisico come un sistema circolatorio parallelo e diffuso come quello sanguigno.

    il corpo fisico senza il corpo energetico è materia morta. La nostra esistenza dipende dal prana (energia) assunto sotto forma di cibo, acqua e respirazione.

    Il prana assunto attraverso la respirazione è la forma di energia più sottile per il corpo materiale, infatti senza cibo la sua sopravvivenza è possibile fino e oltre 6 settimane, senza acqua 3 giorni, senza aria, invece, la vita del corpo materiale cessa dopo soltanto 6 minuti.

    Ma esistono altri corpi, come guaine concentriche, che ci definiscono per livelli che vanno da quello materico a quello più sottile ed eterico spirituale.

    Il Pranamayakosa è lo stadio dell’energia vitale.

    Questo corpo è simile per dimensione e forma a quello fisico e, come quello fisico ha una sua struttura fisiologica gestita da “centrali energetiche” dette chakra dalle quali scorre l’energia attraverso una sorta di rete sottile di “canali di collegamento”, le nadi, la cui funzione è quella di distribuire il prana attraverso le varie strutture umane. Non esiste una sola particella dell’essere umano che non funzioni come organo di ricezione, trasformazione e trasmissione dell’energia sottile.

    il nostro corpo energetico è il ponte tra  il nostro corpo fisico e quello mentale.

    Il cervello manda lo stimolo al corpo energetico che, grazie alla sua forza permette al corpo fisico di compiere l’azione.

    Spesso le persone hanno una respirazione ridotta e faticano molto a sentire il corpo che respira.

    La respirazione consapevole avviene nella parte bassa del corpo.

    E’ così che ci rigeneriamo, respirando con tutto il corpo.

    Connettendoci con l’Hara: visualizzando un punto interno più o meno 4 dita sotto l’ombelico e posto al centro tra addome e zona lombare.

    Tanto più abbiamo bisogno di energia forte e concentrata, tanto più stare in connessione con quel punto fisico del corpo ci riporta presenza, forza e radicamento.

    L’energia personale si rigenera nel vuoto

    Come trovare il punto che ci permette di riconoscere, allenare e gestire la nostra energia personale? Come fare, da dove devo partire? 

    In realtà non occorre FARE niente.

    Il FARE è territorio della mente. L’energia è un sentire.

    Il vuoto e’ potenzialità in divenire. Solo nel vuoto posso ricaricarmi ed inserire qualcosa di nuovo.

    Il vuoto mentale è la non mente o mente meditativa.

    Non abbiamo bisogno di sforzarci per sentire l’energia, ma entrare  in uno stato  di vuoto e osservazione della non mente.

    La mente cognitiva ci parla di Osservatore-Osservato.

    Tra l’Osservatore e l’Osservato c’è uno spazio, all’interno del quale i nostri pensieri e le nostre emozioni si srotolano e condizionano l Osservato.

    Entrare nello spazio di vuoto, significa placare la frenesia mentale e stare nella MENTE meditativa. Una mente che non giudica, non ha aspettative nè pretese, ma semplicemente è.

    Essere nella mente meditativa significa stare nell’ osservazione e fare spazio.

    Il vuoto non è associato al niente ma allo svanire delle cose, lo svanire delle emozioni.

    Lo svanire delle emozioni non ha un carico, e quindi ci libera e ci apre al nuovo.

    Nel vuoto non si sa cosa succederà, non c’è un giusto e uno sbagliato. 

    Senza aspettativa e senza pretesa si attiva leggerezza e liberazione.

    Anche nell’osservazione del chi sono e cosa voglio e, soprattutto, nel senso di quello che faccio, osservo la qualità della mia energia, dove e’ greve e boccata e dove libera e vibrante.

    Dove esprimo la mia unicità? Dove dirigo la mia energia? 

    Abbiamo parlato di senso del lavoro in questo articolo

    Il “lavoro” sull’energia implica un approccio orchestrale: va fatto a più livelli attivando comprensione, osservazione e strumenti pratici che sostengono la ricerca di equilibrio e connessione di tutte le nostre espressioni (corpo, mente, emozioni).

    Le 4 fasi del ciclo dell’energia personale sostenibile e rinnovabile

    E’ un approccio che prevede la visione circolare del fluire energetico. Solo se tutte e 4 le fasi vengono attraversate si può parlare di energia sostenibile e rinnovabile.

    Sostenibile, dal latino “ sub-tinere”= tenere da sotto. Abbiamo bisogno di creare il presupposto per cui ci siano radici forti, per cui la nostra energia sia sostenuta dall’appartenenza al Tutto, alla Natura, dove il Tutto è nell’Uno e l’Uno è nel Tutto.

    Sostenibile nel senso di rispettoso del cicli della natura che corrispondono ai nostri cicli.

    Rinnovabile, dal latino Re-Novare, rendere nuovo. Abbiamo visto che abbiamo una grande responsabilità nel mantenere un buon livello energetico personale e che lo possiamo fare con una visione integrata ed inclusiva delle diverse parti di noi.

    Proviamo con un esempio semplice e comune, ma questo approccio possiamo declinarlo su tutto.

    Immaginate di avere il desiderio di fare un viaggio.

    Proviamo ad analizzare il percorso intuitivo, mentale ed emotivo che guida il processo (energetico) nella decisione.

    fase 1)  PENSIERO

    “ Mi piacerebbe andare a Praga!”

    Quale è l’atteggiamento iniziale con cui approcci questo pensiero? 

    Farà caldo, farà freddo, devo lasciare i bambini, costerà troppo, devo chiedere un permesso al lavoro…oppure immagino la prima cena nel miglior ristorante di Praga, godo all’idea di camminare nel clima freddo e affascinante di Praga ecc, che bello prenoto e vado …dove vanno i tuoi pensieri ?

    fase 2)  INFORMAZIONE

    “Cerco il volo, l’albergo, informazioni sulla località”

    Anche in questo caso osserva con quale atteggiamento cerchi l’informazione? 

    Il tuo pensiero iniziale, il tuo atteggiamento influenza la modalità con cui cerchi le informazioni.

    fase 3)  AZIONE

    “ Prenoto e si parte ” 

    E’ il momento in cui il pensiero si fa solido, l’energia iniziale prende forma nell’azione. Da quale atteggiamento e informazione abbiamo reso “ solido” il nostro pensiero?

    Pensiero, Informazione e Azione sono fondamentali per il l ciclo di sviluppo dell’energia personale ma  solo nella fase 4 possiamo parlare di energia sostenibile e rinnovabile.

    fase 4) RIPETIZIONE

    “Ora sono so come organizzare un altro viaggio”

    Il pensiero “solido” diventa forza vitale, quando si ripete nel tempo.

    Costanza e ripetizione, proprio come carichi il tuo telefono tutte le sere, rendono la tua energia sostenibile e rinnovabile.

    Abbiamo visto come la comprensione della circolarità dell’energia personale su un piano mentale fisico ed emotivo non cambiano la nostra riserva costitutiva essenziale, ma potenziano la nostra capacità di gestirla al meglio e di farla durare a lungo nel tempo per cogliere sempre al megio cio’ che la vita lavorativa e personale ci offre!

    Buona estate a tutti  piena di energia!

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

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